Sarkozy con i rom ha solo applicato le direttive europee

Caro Granzotto, leggendo sui giornali europei i commenti sulla cosiddetta «deportazione dei Rom» decretata dal Presidente francese Sarkozy, mi sono chiesto se quei giornalisti e /o politici abbiano letto la Direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004 che le allego. A me sembra infatti che Sarkozy abbia semplicemente applicato la Direttiva in questione. E che se c’è un rimprovero da fare, questo debba essere rivolto alla Commissione europea che «esita» ad assumere le proprie responsabilità e coordinare un’azione comune su un problema conosciuto da anni.
Bruxelles

È probabile e anzi possibile che molti giornalisti e politici non abbiano letto, sempre che ne conoscessero l’esistenza, la Direttiva europea sul diritto dei cittadini europei di circolare e soggiornare in tutta l’Unione. Ma c’è più che altro da chiedersi, caro Rossetto, se quella direttiva l’abbia letta la commissaria alla Giustizia Viviane Reding che paragonò l’espulsione di mille e 700 zingari (su 400 mila residenti in Francia) disposta dal presidente Sarkozy alle deportazioni dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale. E l’abbiano letta (e capìta) i membri della Commissione che hanno varato la procedura d’infrazione contro la Francia. Ringraziandola per avermene fornito il testo, ne riporto qualche passo così che anche i lettori possano rendersi conto di quanto ipocrite e strumentali siano le indignate proteste delle anime belle use a distinguere il bene e il male dall’essere «dentro l’Europa» o «fuori dall’Europa».
Bene, per esservi dentro, nell’Europa, occorre attenersi a queste norme: se per i soggiorni inferiori a tre mesi, la sola formalità imposta al cittadino dell’Unione è il possesso di un documento d’identità o di un passaporto valido, «il diritto di soggiornare per un periodo superiore a tre mesi resta soggetto ad alcune condizioni: esercitare un’attività in qualità di lavoratore subordinato o autonomo e disporre di risorse economiche sufficienti e di un’assicurazione malattia al fine di non divenire un onere a carico dell’assistenza sociale dello Stato membro ospitante durante il soggiorno». Ciò che non era il caso dei mille e 700 zingari - o rom, o migranti, come vuole il vocabolario politicamente corretto - allontanati da Sarkozy. Come non bastasse, la Direttiva europea stabilisce a chiare lettere che il cittadino dell’Unione o un suo familiare «possono essere allontanati dal territorio dello Stato membro per ragioni di ordine pubblico, di sicurezza pubblica o sanità pubblica», e questo è invece proprio il caso di quei mille e 700 volontariamente aggregatisi un una bidonville: «Ho deciso di agire per far rispettare la sicurezza pubblica. - ha spiegato un Sarkozy furente con la Reding - In quella situazione non era una scelta, era un dovere. La Francia ha agito, e continuerà ad agire nello spirito della direttiva sulla libertà di circolazione, garantita a patto che si abbiano mezzi di sussistenza e si rispetti l’ordine pubblico». Così concludendo: «Non vogliamo che intere famiglie vivano in bidonville, senza acqua e senza servizi, con i bambini in mezzo ai topi. È una condizione non degna dell’Europa e della Francia. Continueremo a smantellare tutti i campi illegali senza guardare chi li occupa.

D’altra parte la legge non permette a nessuno di occupare un terreno che appartiene ad altri». Spiace per i bardi del melting pot, della società multi qui e multi là, per gli estimatori della «cultura» e dunque delle consuetudini zingaresche, ma più «nell’Europa» di così non si può.

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