Laveva detto, laltro giorno, Sandro Biasotti a proposito dellautorevolezza esercitata dagli uomini politici liguri sul governo, in particolare nel momento del varo delle grandi infrastrutture: «A suo tempo, per far decollare il Terzo valico - aveva riconosciuto fra laltro lex governatore - mi ero impegnato in un grande gioco di squadra con lallora ministro Claudio Scajola, attuale presidente del Copaco, il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Ora, al vertice delle istituzioni locali non abbiamo nessuno che difenda gli interessi della regione. Ma dobbiamo esercitare una forte azione di lobby, se vogliamo che la nuova linea ad alta capacità ferroviaria, così necessaria per lo sviluppo del nostro territorio, superi i passaggi a livello imposti dalla sinistra di lotta e di governo».
Il messaggio è stato immediatamente raccolto dallo stesso Scajola, deputato di Forza Italia e presidente del Copaco, che ha deciso di passare allazione mettendosi in contatto telefonico con il ministro Antonio Di Pietro e concordando con lui un incontro urgente, fissato per oggi. La strada giusta, dopo lannuncio del decreto Bersani che revoca la concessione al general contractor incaricato di realizzare il Terzo valico, aprendo la strada a un lungo contenzioso prima ancora che alla gara dappalto internazionale. Scajola, dunque, non ha perso tempo, né la fiducia che le cose possano andare, in qualche modo, per il verso giusto. E oggi sarà ancora una volta pronto a farsi sentire. Lo ha già fatto capire, chiaramente, in una nota diffusa ieri: il presidente del Copaco, ribadisce «la preoccupazione di tutte le categorie sociali ed economiche liguri» e la volontà di esplorare tutte le strade per «non abbandonare il progetto Terzo valico, opera strategica essenziale non solo per la Liguria, ma anche per lItalia intera. Sono convinto - conclude Scajola -che molti, anche nel centrosinistra, sono perplessi sullopera di costante demolizione di tutto il lavoro fatto dal governo Berlusconi».
Chiamato in causa direttamente, è costretto a prendere posizione anche il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, secondo cui, anche da questa revoca inserita nel decreto Bersani, «si ha limpressione che un ministro non sappia cosa fa laltro».
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