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«Da Scajola senso dello Stato Si dimette un ministro capace»

RomaÈ la stampa, bellezza, e non ci puoi fare niente. In Italia è libera. Anzi, dice Silvio Berlusconi, «fin troppo libera», lo dimostra il «processo mediatico» che ha costretto Claudio Scajola a gettare la spugna. Il Cavaliere gli concede l’onore delle armi. «Sì è dimesso un ministro molto capace - commenta - che ha lavorato bene in una fase economica difficile e delicata. Ha assunto una decisione sofferta e dolorosa, che conferma la sua sensibilità istituzionale e il suo alto senso dello Stato, per fare chiarezza su quanto gli viene attribuito». Fuori dal governo, Scajola adesso potrà difendersi meglio, ma il premier è comunque «preoccupato» per l’aria che tira. «È sempre la solita storia - si sfoga in mattinata con un gruppo di europarlamentari del Ppe - la verità è che i giudici si accaniscono sempre contro di noi».
Più tardi Berlusconi ritrova il sorriso. L’occasione gli arriva dalla visita a Roma del segretario generale dell’Ocse Angel Guria. L’organizzazione, dopo aver recentemente bocciato il nostro sistema d’informazione, ora promuove a pieni voti la Protezione civile italiana, considerandola una delle migliori del mondo. Il Cavaliere può così passare all’incasso: «La ringrazio per l’oggettività della vostra ricerca. Eravamo abituati, quando arrivavano qui organizzazioni internazionali, a occhi severi che ci guardavano per cercare quello che non funzionava nel nostro sistema. Oggi tutto bene: siamo in testa alla classifica. Altre volte abbiamo subito esami, e cito l’ultimo sulla liberta di stampa. Ci siamo visti mettere in situazione di grande distanza dai primi: ora credo che se c’è una cosa in Italia sotto gli occhi di tutti e su cui c’è sicurezza, è che abbiamo fin troppa libertà di stampa. Ritengo che sia un fatto indiscutibile». La sinistra, dal Pdci all’Italia dei Valori, alza subito le barricate: «Parole da irresponsabili». Per il Pd Matteo Orfini «Berlusconi è ossessionato dai giornalisti non graditi», mentre il solito Luigi De Magistris insiste: «Evidentemente si riferisce agli addomesticati Fede e Minzolini». Insorge soprattutto l’ex pm Antonio Di Pietro, leader Idv: «Berlusconi vorrebbe realizzare un sistema fascista e piduista senza voci libere».
Quanto alla Protezione civile italiana, per il premier «è un esempio a livello internazionale e per quello che hanno fatto all’Aquila credo ci sia un ringraziamento da fare a Guido Bertolaso e a tutti i collaboratori, alle forze armate, ai carabinieri, ai vigili del fuoco». Su Draquila, il film di Sabina Guzzanti che andrà pure a Cannes, il commento è delegato allo stesso Bertolaso: «L’Italia non farà una bella figura».
Quella bella figura che invece, insiste il Cavaliere, ha fatto sul campo. «Credo che quello che abbiamo visto all’Aquila sia il Paese che tutti noi vorremmo sempre vedere: un Paese unito, in cui non ci sono discussioni, contrasti o invidie, ma soltanto la voglia di lavorare insieme per il bene di tutti». C’è stata qualche incomprensione sulla rimozione dei detriti. «L’opposizione - osserva Berlusconi - ha subito approfittato dell’occasione per accusare la Protezione civile e il governo, ma, come abbiamo poi dimostrato, è stato lo stesso consiglio comunale dell’Aquila che ha visto nel business della rimozione delle macerie una possibilità di intervento per le aziende locali e quindi ha detto “non intervenite”. Quando si è visto che ciò non era possibile, ci abbiamo dovuto pensare noi».
Adesso la ricostruzione, che non sarà rapida. «Il discorso prenderà molti anni e nessuno può farci niente. Abbiamo fatto delle scelte. La prima è stata dare la casa a chi non ce l’aveva più. Poi, la seconda, il sostegno all’economia e, terza, andare a ricostruire ciò che è necessario per mantenere i segni di identità di una città che ha radici profonde nella storia». Ora, racconta, «metteremo bene la testa sull’attività di prevenzione che è il modo migliore per evitare i disastri». Berlusconi conclude elogiando Bertolaso anche sul caso-Haiti: «Erano assolutamente fondate le sue osservazioni alla gestione dei soccorsi per il terremoto ad Haiti.

«Non si trattava tanto di criticare quanto di esprimere una volontà di organizzare meglio i soccorsi, utilizzando le esperienze dell’Aquila».

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