Alla Scala Albanese e il debutto col «botto»

L’aveva annunciato: «Mi accosto alla mia prima regia lirica con grande umiltà». Antonio Albanese è stato di parola, una regia sobria, quasi «sottratta», come dicono quelli bravi, nonostante «Convenienze e inconvenienze teatrali» siano farsa allo stato puro e come tale possano prendere facilmente la mano. L’opera è poco rappresentata, per questo mancano modelli di riferimento a cui rifarsi, o allontanarsi, e lui si è inventato una spiaggetta tirrenica, pochi oggetti d’attrezzeria, colori tenui, pastello. Ma una grande, quasi maniacale, attenzione ai personaggi, cesellati con cura: impresario, compositore e librettista (che canta su una sedia a rotelle, unica scelta poco comprensibile) sono tremebondi, la prima donna è petulante, suo marito le è succube, il tenore è intronato, la seconda donna, viziata, chiama mamma. Cioè il personaggio principale, Agata, tanto che l’opera si chiama anche «Viva la mamma».

Tutti bravissimi i ragazzi dell’Accademia, ma in particolare proprio sul ruolo centrale Albanese ha pescato il jolly, un Vincenzo Taormina, già a suo agio con Gaetano Donizetti, è stato Maltesta nel «Don Pasquale» di Spoleto, ha dimostrato capacità attoriali davvero rare. Per lui vale lo stesso discorso di Albanese: la farsa ti porta a eccedere, mentre lui ha tenuto vezzi e moine, gridolini e mossette su un giusto equilibrio per far ridere senza strafare. E annoiare.

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