Scala, un applauso lungo tredici minuti E l’Expo si avvicina

(...) La conferma nei 13 minuti di applausi alla fine. C’è anche lo sceicco del Qatar con Mozah, la splendida moglie. Turbante (bianco quando è all’estero, nero in patria), completamente coperta secondo tradizione, statura e passo regale, di gran lunga la più bella. Addosso gioielli da Alì Babà. «Milano - ricorda la Moratti - è grande perché radicata nelle sue tradizioni. Ma allo stesso tempo è internazionale, si apre al mondo intero». L’inchiesta sulle poltrone d’oro? «Non questa sera, non voglio parlare di cose brutte». Passa la giapponese in kimono, sgargiante la lady del Togo. Luci spente. Un minuto di silenzio per gli operai morti a Torino, il terzo proprio in questi minuti. L’inno di Mameli in onore del presidente è bello come quando lo suonano i professori scaligeri. Poi, fatto storico, con 7 minuti di ritardo finalmente tocca a Wagner. Tristan und Isolde, dramma d’amore e di morte. «Verso ponente/ vaga lo sguardo;/ verso levante muove la nave». Sorride il ministro Francesco Rutelli: «Stasera festeggiamo la Scala. Un traguardo che era a rischio, di leggi e contratti parliamo da domani». «È il soffio dei tuoi sospiri/ che gonfia le mie vele?/ grida, vento, grida»). Sei ore in tedesco che hanno falcidiato la mondanità frivola. «E per fortuna che oggi ci sono i display con la traduzione - sorride il vicesindaco Riccardo De Corato - Ricordo qualche anno fa quattro ore di Walchiria senza capirci niente». Altri tempi. «Oggi c’è meno glamour e più serietà - nota l’assessore Maurizio Cadeo -. L’opera? Pesante per un pucciniano come me. E poi un re va vestito da re, la forma è importante». Critico anche Gianni Letta. «Un’opera difficile - premette -, ma la più bella di Wagner per la musica. Qualche riserva sulla regia. Quella nave incastrata nel muro, quei costumi. Il desiderio di attualizzare fa perdere la poesia. Ma la Scala è meravigliosa e anche per questo Milano merita l’Expo». Molti perplessi. «Ho visto tanta gente con le palpebre giù - assicura Tiziana Maiolo -. Quella barca sempre ferma, poco movimento sulla scena. Un’opera che sa di morte più che di amore». Non è d’accordo la Moratti. «Una scenografia così sobria - le sue parole alla fine - rende ancora più possibile immergersi totalmente nella musica e nel canto».
Sul palco riecheggiano i versi dei cicli bretoni, saghe che affondano le radici in re Artù e negli amori dei suoi cavalieri. Filtri magici che istillano passione, non oblio né morte. Il sovrintendente Stéphane Lissner ringrazia «i lavoratori del teatro che hanno dato prova di grande professionalità». La Moratti pensa all’Expo del 2015 e dedica anche gli intervalli alla diplomazia. Internazionale più che nazionale, visto che il ministro Barbara Pollastrini (unico milanese nel governo Prodi) col marito Pietro Modiano non trova posto nel palco reale.

«Gli ospiti stranieri sono tutti a bocca aperta», racconta il governatore Roberto Formigoni accompagnato da un’elegantissima Viviana Beccalossi. E non si risparmia una sferzata velenosa alla Moratti. «Il Dalai Lama? È un peccato, sarebbe stato giusto invitarlo. Ma non sono io il presidente della Scala».

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