Scala, si vota sul contratto: prova di forza fra i sindacati

Oggi il referendum sull’accordo firmato da Cgil, Cisl e Uil, ma non da Fials. Lissner esclude la precettazione

Oggi e domani i lavoratori della Scala votano sul contratto della discordia, l’integrativo votato da Cgil, Cisl e Uil che è stato bocciato dalla Fials, sindacato di maggioranza dell’orchestra e di parte del coro. I musicisti non hanno ancora ritirato lo sciopero su tutte le prime tre rappresentazioni, partito con la Bohème a luglio, proseguito con la Dame aux Camelias e che tra poche settimana minaccerà La Vedova allegra, per non dire del Don Carlo del 7 dicembre. La Fials ha invitato gli orchestrali a disertare il referendum, ed è proprio su questa prova di forza che si deciderà il futuro della protesta.
Il Fials, però, per tornare sui propri passi, chiede di essere convocato dalla direzione del teatro. «C’è una vertenza in atto, ci aspettiamo segni di disponibilità seria» spiega Giuseppe Nastasi, ribadendo che il contratto firmato dai confederali non piace a molti orchestrali. Nell’ultima settimana, tra l’altro, al sindacato ribelle sono arrivate nuove adesioni. Oggi, comunque, Cgil, Cisl e Uil cercheranno di persuadere l’orchestra, riunita in un’assemblea di settore.
Il sovrintendente, Stéphane Lissner, in un intervento sul Corriere di ieri, esclude di ricorrere alla precettazione perché «l’arte non sopporta obblighi, si può costringere qualcuno a fare una cosa, non una bella cosa».

Lissner protesta anche contro i tagli annunciati dal ministero dei Beni culturali: «La Scala non è l’Alitalia», cioè un’azienda in fallimento salvata dallo Stato. Al contrario, spiega il sovrintendente: «La nostra Fondazione è sana e rischierebbe di essere messa in crisi dallo Stato».

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