Scariolo brucia tutti: la panchina di Milano è sua

MilanoDopo 12 anni di esilio volontario e dorato, considerando quello che ha vinto in Spagna, Sergio Scariolo, ariete nato a Brescia nel 1961, il primo aprile, come Arrigo Sacchi, anche se lui è interista al cento per cento, torna in Italia per allenare l'Armani Milano, un'adorabile nemica che ha combattuto nel periodo pesarese, prima come assistente di Valerio Bianchini e poi quando a 29 anni vinse lo scudetto in finale contro Varese, e infine alla guida della Fortitudo che lo esonerò nel 1996 dopo aver mal digerito la sconfitta nella serie scudetto contro la Stefanel di Boscia Tanjevic, l'ultimo vincitore per l'Olimpia.
Una bella scelta se sarà lui a fare la squadra con la consulenza di Dan Peterson che dovrebbe restare come presidente e consigliere tecnico della proprietà, un omaggio meritato dal Nano Ghiacciato che ha lasciato da signore come da signore era subentrato a Bucchi.
La festa d'incoronazione domani pomeriggio a Milano quando questo avvocato che iniziò la sua storia di allenatore a Brescia imparando dal barone Sales ci svelerà il progetto tecnico che deve partire dall'ennesima rifondazione della squadra.
Sarà importante anche capire come organizzerà il lavoro estivo visto che dovrà occuparsi soprattutto della nazionale spagnola in Lituania dove difenderà il titolo europeo vinto nel 2009, un passaggio delicato per chi ha un contratto fino alle Olimpiadi di Londra con la federazione iberica, per uno che deve riscattare un mondiale senza gioia e risultati.
Conoscendo il personaggio, un solitario lavoro-dipendente, siamo sicuri che organizzerà tutto per il meglio, ma il problema sarà mettere insieme violini, chitarre e pianoforti e per questo lui si è sempre ispirato all'armonia universale dal giorno in cui lasciò l'Italia per andare in Basconia, al Vitoria, dove fece una finale scudetto e vinse la coppa del re prima di essere ingaggiato dal Real Madrid che gli diede pieni poteri tecnici ed organizzativi ben ripagati dal titulo del 2000, anche se 2 anni dopo ci fu un'altra traumatica separazione come quella di Bologna con Seragnoli.
Ha vinto abbastanza per non farci prendere in considerazione le ultime due stagioni russe al Kimki da cui si è separato prima del Natale del 2010 dopo l'eliminazione in Eurolega.
Ha fatto cose importanti con la Nazionale dei Gasol e di Navarro, e anche con Malaga, dove vive ancora oggi come presidente della fondazione Cesare Scariolo che raccoglie fondi per i bambini con malattie oncologiche, una città che ha portato prima alla coppa nazionale e poi al titolo (2005 e 2006).
Era un candidato logico, come del resto Messina che ha preferito la California, ma conoscendo chi era al timone della barca milanese pensavamo che non ci sarebbe stato un riavvicinamento dopo il mancato accordo di due anni fa.

Ci eravamo sbagliati, pensando che Pesic potesse andare meglio a chi non era abituato ad ammettere i propri errori, ma questo passo indietro fa certo onore a Livio Proli che ha pensato, prima di tutto, al bene di una squadra che sembra già deludente se perde finali scudetto, figuriamoci adesso che è arrivata terza in una stagione dove l'Europa l'aveva bocciata al primo giro.
Il timone in mani sicure, ora aspettiamo le mosse per ridare a Milano una squadra che possa divertire, ma anche essere sempre competitiva, soprattutto se dovesse riaprirsi una finestrella europea.

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