Scariolo: «Ho allenato il Real, non temo Milano»

MilanoSergio Scariolo, il nuovo generale di Giorgio Armani, si incammina sereno per le antiche strade dove nacque l'Olimpia Borletti, dove è nato Sandro Gamba che è stato il primo ad abbracciarlo, dove fu creato un campo di basket al posto del deposito munizioni. Parole scontate di presentazione per l'allenatore che dovrà concretizzare il secondo triennio di una società che pensa di essere migliore per aver aumentato il personale e perduto chi la amava sul serio.
Scariolo è davvero la carta del mago, schietto nel suo progetto esposto ricordandoci la sua nascita bresciana e la sua lunga militanza spagnola, dai Paesi Baschi al Real, da Malaga alla nazionale campione d'Europa che rivuole il titolo e che sogna le Olimpiadi: «Non allarmatevi per il mio part time con la nazionale, chiedete a Pianigiani se non fa bene lavorare tutto l'anno, lo trovo produttivo. Sono uno da campo che dà importanza al gioco come mi diceva Riccardo Sales, il primo grande maestro. So dove sono venuto, orgoglioso di far parte del progetto Armani e di essere capo allenatore, per la prima volta nella regione dove sono nato. Non chiedete adesso nomi nuovi e conferme. Non sono venuto per vendere fumo, ma per capire, valutare tenendo presente una cosa: voglio gente con identità precisa, senso di squadra che viene prima di tutto. Parlerò con tutti, cominciando ovviamente da Peterson che ascolterò sempre volentieri (il grande Nano resterà in società non come presidente, ma per marketing e comunicazione. Uhm..., ndr). La squadra forse non va rifondata, ma sicuramente integrata. Non temo pressioni, chi è stato al Real sa bene di cosa si tratta, questa è una società che ha fatto la storia, la città ama le grandi imprese, niente di nuovo. Perché oggi e non tre anni fa? Adesso è il tempo giusto, prima forse non lo era (il presidente Proli ammette che era l'Armani a non essere pronta per i progetti ambiziosi di Scariolo, ndr). Prima di pensare a Siena e alla sua supremazia dovremo valutare il nostro tempo in prova. Faremo i preliminari di Eurolega (a Milano?), faremo di tutto per trovare l'energia che la grande egemonia di Siena sembra aver tolto. Il campionato italiano è ad un livello inferiore a quello spagnolo, la migliore organizzazione dopo la Nba, ma resta splendido.

Per la finale scudetto? Senza voler augurare il male a nessuno direi che sarebbe positivo se Cantù vincesse almeno una partita».
Via per le antiche strade cercando subito casa in zona Fiera: «Porterò la famiglia, l'Olimpia ha bisogno anche di mio figlio per le squadre minori, è un una guardia tiratrice con le mie stesse speranze».

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