Caos Francia, Macron senza premier. Un Paese malato e senza identità

Per la Francia è un momento storico cruciale. Da cui però l’Eliseo è avulso

Caos Francia, Macron senza premier. Un Paese malato e senza identità
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«Ventisette giorni a Matignon», sembra il titolo di un film francese, è invece la realtà che supera anche la più fertile immaginazione. Regia di Emmanuel Macron, interprete principale Sébastien Lecornu. Sono trascorsi 13 ore dalla lettura della lista dei ministri e il governo si dimette. Un caso unico non solo in Francia ma in tutto l'Occidente.

Erano durati poco anche i due esecutivi precedenti, quello di Michel Barnier in carica 91 giorni e quello di François Bayrou, nove mesi.

Nei decenni passati la Francia aveva fatto della stabilità disegnata dal generale De Gaulle la sua peculiarità, ingrediente della grandeur. Ora tutto questo appare uno sbiadito ricordo, dagli oltre duemila giorni dell'esecutivo di George Pompidou agli 836 minuti di Lecornu. Oltre la cronaca dei fatti, è in atto una vera e propria «malattia francese», una patologia profonda con vaste implicazioni sociali ed economiche, con una società che sembra aver smarrito quelli che da sempre erano i suoi punti di riferimento.

La Francia non può permettersi più quello Stato sociale largo, fatto di generosi sussidi, occorrerebbero riforme vere per le quali ci vuole una maggioranza forte e coesa. Il debito pubblico è salito al 114% del Pil e il tentativo di una manovra di sacrifici è naufragato. La sola timida decisione di mandare le persone in pensione a 64 anni, anziché a 62, ha scatenato la rivolta sociale, come pure la geniale idea dell'ex premier Bayrou di abolire la Pasquetta. Gli economisti parlano di uno Stato obeso, dove si lavora poco.

Decenni di immigrazione facile o incontrollata hanno generato una società spaccata in due, con circa sei milioni di musulmani che vivono senza essersi integrati nei valori repubblicani della Francia, che sono nelle degradate banlieue, coltivano astio e in alcuni casi odio verso chi li ha ospitati. Qualche mese fa un rapporto riservato, voluto da tre ministeri, rivelava come i «fratelli musulmani» abbiano costruito, in Francia, un pericoloso Stato nello Stato.

La prospettiva globalista e liberal (cosa diversa da liberale) impressa da Macron, che si è affidata alla finanza, a dispetto del lavoro vero, ha mostrato i suoi enormi limiti. Oggi la Francia ha imprese giganti, dove regna lo strapotere sindacale e la deresponsabilità dei singoli. I grandi gruppi francesi hanno fatto shopping di marchi del lusso in Italia ma ora molti di questi sono in crisi proprio perché si è persa quella dimensione artigianale che era stata la loro forza.

Un grande filosofo francese Alain de Benoist, ha posto con forza un tema, al contempo moderno e antico, quello dell'identità, l'architrave del comunitarismo, il cemento di una società fondata sulla storia. Ci avverte che «l'identità è quello che ci fa vivere» e la crisi si palesa proprio quando si comincia ad avere vergogna della propria identità. La Francia sembra aver perso i punti cardinali della sua grande storia. Non ultima in questo panorama, la condanna di Nicolas Sarkozy, il primo ex presidente della Repubblica che finirà in carcere nella storia della Francia, un'altra manifestazione della crisi che sta facendo venir meno storiche certezze.

Lo storico, accademico di Francia, René Remond formulò la tripartizione in «tre destre» (Les Droites en France, il titolo del suo saggio), orleanista, bonapartista e legittimista, con riferimento alle vicende del XIX e del XX secolo. E oggi fra i temi centrali c'è, probabilmente, quello dell'unità delle destre. Il presidente François Mitterrand fu impregnato di cultura politica, amò la storia ed elesse Niccolò Machiavelli a suo pensatore di riferimento. La sua raffinatezza e pragmatismo gli valsero il soprannome di «le florentin». Da giovane schierato con la destra nazionalista come leader socialista riuscì a conquistare l'Eliseo e fare del Partito Socialista francese la forza egemone della sinistra ridimensionando il Partito Comunista. Il generale Charles De Gaulle è stato il gigante della Resistenza che si fondò su una destra sociale ispirata alle grandi tradizioni del passato. Emmanuel Macron, uomo certamente colto, sembra, tuttavia, assolutamente avulso da questa storia di passioni ideologiche e politiche, un prodotto delle alchimie delle élite tecnocratiche francesi, come dimostra il suo curriculum di alto burocrate della République.

Nel corso del Novecento, la Francia è stata nel bene e nel male, l'alveo di grandi e opposte ideologie, il luogo dove si sono formate passioni politiche intense che hanno influenzato almeno tre generazioni in tutto il mondo.

Tutto con lo sfondo di una fertile cultura. Ora, questa grande nazione è probabilmente a un passaggio cruciale della sua storia, nel quale si rivelano angosce collettive, incertezze sul futuro e la ricerca di una nuova prospettiva.

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