Le scarpe di Garrone e gli elogi nazionali

Sarà forse per un condizionante campanil-localistico, ma abbiamo l’impressione che la grande stampa e Tv nazionali per dare spazio alle nostre squadre, queste debbano fare solo «miracoli». Per fortuna, proprio di questi tempi, si vince e allora ecco che la cosiddetta «stampa che fa opinione» si lancia nei titoli a otto colonne, nei florilegi di nostri campioni, nelle descrizioni a volte curiose e divertenti, sui personaggi di casa nostra.
E così scopriamo cose e notizie che mai avremmo pensato di mettere nel nostro bagaglio informativo. Un esempio assolutamente unico: il collega Germano Bovolenta (Gazzetta dello sport) ha scritto, dando una notizia a nostro avviso strepitosa: «...Riccardo Garrone... è un uomo generoso e gentile, fuma il sigaro toscano e (sentite, sentite, ndr) porta scarpe numero 38!!!». Vi rendete conto: solo quando la Samp è arrivata prima in classifica si è potuto scoprire questo «mistero» garroniano. Garrone ha il «38 di scarpe»! Il maligno ha subito, allegramente, commentato: «Insomma, ha anche la scarpa corta, questo presidente».
E non basta, sempre a proposito di scarpe, veniamo anche a sapere che Marotta (considerato una delle «quattro stelle» della Samp: le altre tre sono, ovviamente, Garrone, Cassano e Del Neri) era un «bambino lustra scarpe» all’epoca del Varese. Dunque ecco spiegato l’arcano: sono le scarpe ad aver fatto nascere questa «Amicizia profonda e di stima reciproca» fra Garrone e Marotta. Non è incredibile, tutto ciò? Per non parlare di quanto viene scritto su Fantantonio. «Una cosa grandiosa con i brufoli». Oppure: «Artista, poeta, scrittore, musicista». Ma sentite questa: «...Cassano infatti non gioca a calcio. È uno degli strumenti di cui, capriccioso, si serve l’Infinito, per provare a farci capire che l’uomo non comincia ne’ finisce in se’, contiene invece una nascostissima stilla di felicità che sfugge ad ogni microscopio o filosofema, per manifestarsi anche nelle pieghe di quel che pare uno sport ma è la più riuscita metafora condivisa degli splendori nostri, delle nostre miserie. Nulla come la vita imita il calcio». (da «Le confessioni blucerchiate» di Stefano Rissetto).

Insomma, non possiamo proprio lamentarci, finché avremo un Cassano (ma anche un Gasperini), finché avremo le nostre squadre lassù, riusciremo finalmente ad avere qualche riga in più e qualche elogio forte da parte del cosiddetto mondo informativo calcistico.

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