Lo scatolone di sabbia e i nostri turisti-eroi

Da soli tre anni la regione era stata conquistata con una guerra-lampo. Oltre la costa ancora tribù nomadi e ribelli

Lo scatolone di sabbia e i nostri turisti-eroi

Erano avventurosi i turisti che si fecero immortalare in questa immagine, ignari che più di un secolo dopo un pubblico vasto quanto i lettori del Giornale avrebbe esaminato le loro espressioni, le loro pose, il loro abbigliamento. Nel 1914 la Libia era stata strappata all'Impero Ottomano da appena tre anni, con una guerra facile, ma gli italiani controllavano soltanto la striscia costiera dell'immenso «scatolone di sabbia», come lo definivano i detrattori dell'impresa, non potendo sapere che lo scatolone conteneva un'immensa fortuna in petrolio. Fra i detrattori c'erano stati anche i socialisti Pietro Nenni e Benito Mussolini, arrestati per avere manifestato contro la guerra; e c'era pure l'adolescente mazziniano Italo Balbo, che della Libia sarebbe diventato governatore, vent'anni dopo.

Nel 1914 il deserto sterminato appena a Sud del Mediterraneo era controllato da tribù nomadi e ribelli che rendevano impensabile inoltrarsi senza una robusta scorta militare. E non c'era ancora la lunga, comoda strada che proprio Balbo farà costruire da Ovest a Est e che verrà comunemente chiamata Balbia. Non sappiamo in che mese di quel 1914 sia stata scattata la foto, ma la saggezza del viaggiatore suggerisce che da quelle parti si vada in primavera o in autunno: poco prima o poco dopo lo scoppio di quella che verrà chiamata Grande Guerra, il 28 luglio.

Coraggiosi comunque, perché la guerra si annunciava da tempo. Si vede che i nostri turisti erano troppo curiosi di esplorare la nuova conquista italiana, dopo le verdi, ma lontane, colonie eritree e somale. Del resto non era ancora arrivato in Libia Rodolfo Graziani, il militare fascista che comanderà le truppe dal 1930, responsabile di repressioni tali da distruggere ogni resistenza, ma anche di esacerbare gli animi dei libici almeno fino all'arrivo di Balbo, a metà degli anni Trenta.

Eccoli dunque, questi italiani intraprendenti e certamente ricchi che hanno appena attraversato un mare tornato «nostrum». Abbigliati come Indiana Jones, poche le donne, visibilmente soddisfatti di farsi fotografare insieme agli indigeni pittoreschi nei loro costumi e seduti a rispettosa distanza dai nuovi padroni, solo il vecchio patriarca al centro.

Gheddafi sarebbe nato 28 anni dopo, in piena Seconda guerra mondiale, e nessuno poteva immaginare che un secolo dopo lo scatolone di sabbia

avrebbe contenuto la sorpresa non più del petrolio (che non riuscimmo a scoprire), e che la Quarta Sponda sarebbe stata metà di viaggi disperati e in direzione inversa a quella dei nostri sorridenti avi del 1914.

@GBGuerri

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