Scatta l’ora della ripresa «Italia batte Inghilterra, siamo i sesti più ricchi»

RomaL’Italia sembra non essere più il Paese con l’economia a scoppio ritardato; condannato a sentire per ultimo tanto le crisi quanto le inversioni di tendenza. E questa volta non è solo il governo a vedere rosa. Il premier Silvio Berlusconi ieri ha parlato di nuovo di «forti segnali di ripresa». E di un’economia che, grazie al manifatturiero, sta andando meglio rispetto a Paesi come il Regno Unito.
A dare sostegno alle parole del presidente del Consiglio, un indicatore affidabile e accettato da tutti quale il superindice dell’Ocse. A settembre l’organizzazione ha registrato «forti segnali di ripresa». L’Italia è nel gruppo di testa tra le economie che stanno reagendo meglio alla crisi. «Gli indicatori - spiega l’Ocse - mostrano chiaramente una crescita in Italia, Francia, Regno Unito e Cina, mentre Canada e Germania vedono dei segni di espansione potenziale».
L’indice serve a capire se i Paesi membri stanno andando incontro a un periodo di espansione o di rallentamento. Non fornisce cifre sul Pil, ma è utile a capire se le economie che trainano il mondo sono di fronte a punti di svolta. Nel caso dell’Italia sembra stia succedendo proprio questo. In settembre il miglioramento dell’indice è stato pari a 1,3 punti su base mensile e di 10,8 punti su base annuale. L’aumento medio di settembre è stato di 1,3 punti sul mese precedente e di 3,4 punti su base annuale. L’aumento tendenziale della Cina, per fare un esempio, è stato di sette punti, quasi quattro in meno rispetto all’Italia.
Una promozione dell’Italia che non poteva non essere evidenziata dal governo. L’occasione l’ha fornita la conferenza stampa del premier dedicata agli 8,7 miliardi di opere approvate dal Cipe. «Il peggio è ormai alle spalle. L’Italia è la sesta nazione più ricca del mondo, siamo i terzi contribuenti dell’Unione Europea, i sesti per le Nazioni Unite».
La sesta posizione tra le economie mondiali è stata conquistata a scapito del Regno Unito. Il Pil italiano «ha ormai superato quello della Gran Bretagna, segnata più di altri dalla crisi essendo la sua economia basata sulla finanza». Premiati, quindi, dalla nostra industria manifatturiera. E da un ottimismo diffuso nelle imprese: «I contatti con imprenditori grandi, medi e piccoli, che ho avuto in questi giorni - ha raccontato il premier -, così come quelli con il mondo degli artigiani e dei commercianti, mi fanno dire che c’è un diffuso ottimismo».
Un’inversione di tendenza in linea anche con le analisi del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che ieri è passato all’incasso: «Sono tanti anni che stavamo indietro, sembrava che altri fossero pecore bianche e noi quella nera, per usare un linguaggio scozzese. Non è così, stiamo andando nella media dei grandi Paesi, nella media dell’Europa, essere così è già cosa buona per l’Italia».
Merito anche del fatto che in Italia non è scoppiata la bolla immobiliare e finanziaria, ha sottolineato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che però ha ricordato che la ripresa economica prevista per il 2010 potrebbe coniugarsi con un andamento negativo dell’occupazione. Le imprese ristrutturano e ad aumentare potrebbe essere il tasso di disoccupazione che potrebbe passare dal 7,5 del secondo trimestre 2009 a un valore tra l’8 e il 9 per cento nel 2010.
Per la ripresa il governo continua a puntare sulle infrastrutture. Berlusconi ha presentato insieme al ministro Altero Matteoli gli stanziamenti del Comitato interministeriale per la programmazione economica. Sono 8,7 miliardi di fondi che fanno salire a 23 miliardi la cifra destinata alla realizzazione di grandi opere. Un piano che continuerà, burocrazie permettendo. «Abbiamo portato a termine un lavoro importante per un gran numero di opere, ma viene fuori ancora una volta che definire lungo il tempo per aprire i cantieri è un eufemismo. È un tempo immane. E questa è una patologia per il Paese». Non succede così in Giappone. E Berlusconi spiega di essere, in una recente visita a Tokyo, «svenuto per l’invidia», perché lì in sette mesi era stato possibile ottenere la licenza per la costruzione di un grattacielo. «Qui in Italia nemmeno in sette anni» è la constatazione di Berlusconi, che cita «esperienze personali» di permessi ottenuti in «quattro decenni». Oltre alle infrastrutture, c’è il Piano casa.

Berlusconi tira le orecchie ai governatori che non lo hanno attuato. «Presto - ha annunciato - le Regioni saranno chiamate al redde rationem». Dovranno attuarlo «anche perché può fare entrare in circolo da 50 a 70 miliardi di euro».

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