La scheda lenzuolo fa impazzire i milanesi

Poche le richieste per i duplicati di tessere all’Anagrafe

Gianandrea Zagato

«È come piegare un fazzoletto»: leit motiv degli scrutatori alla consegna della scheda elettorale. Dopo il voto, be’ si scopre che non è però impresa da poco ripiegare a fisarmonica un foglio di novantanove centimetri per trentatré. Sorriso di circostanza dei maschietti, che riconsegnano la scheda azzurra in due mentre le femminucce l’hanno richiusa correttamente a fettuccine.
Immagine univoca (o quasi) nei 1.253 seggi spalmati in città, dove la prima giornata per eleggere il nuovo sindaco è trascorsa senza problemi di troppo tranne che per il maxischedone. Dimensioni giganti a parte, gli scrutatori sono stati impegnati per lo più a spiegare come si vota: sì, da via Rosmini a viale Mugello passando per via Della Spiga tanta ignoranza sulle regolette del voto, «quante preferenze è possibile dare», «come si dà il voto disgiunto» e «posso votare solo Letizia Moratti».
Domande su domande della Milano al voto che non è stata costretta a fare lunghe file, anche se le operazioni all’interno della cabina sono state meno celeri del solito. E nemmeno lunghe attese anche agli uffici dell’anagrafe di via Larga, dove si rilasciano (anche oggi, dalle 7 alle 15) duplicati del certificato elettorale smarrito o della carta d’identità scaduta: «Tutto tranquillo, forse perché la stragrande maggioranza dei milanesi si era già premunita per le politiche dello scorso aprile» dicono i responsabili dell’anagrafe, che entro stasera contano di distribuire al massimo altri duemila documenti oltre ai tremila e passa riconsegnati negli ultimi giorni. E anche dalla Prefettura non ci sono segnalazioni di troppo, se non qualche presidente di seggio con un dubbio in extremis e, quasi sempre, sulla ripiegatura della scheda: «Bisogna uscire dalla cabina con la scheda ripiegata almeno a metà. Altrimenti? C’è il rischio che il voto sia considerato nullo».
Il resto? Qualche aspirante consigliere di zona in quota Ds che distribuiva «santini» fuori dalle sezioni, come avvenuto ad esempio in zona Precotto (zona 2) alla scuola di via Mattei. O un altro consigliere di zona, in quota An, che si è trasformato da «sentinella del voto» in «sentinella della sicurezza»: obiettivo raggiunto fermando due ladruncoli d’auto all’opera nei pressi della scuola di Via Ricciarelli. Scuola dove, tra l’altro, non c’era traccia di crocefissi nelle classi adibite a sezioni come pure in viale Mugello e in altri istututi milanesi. Qualche protesta verbalizzata, naturalmente. Come la denuncia firmata da un rappresentante di lista, Daniele Bargnesi, che ha vivacemente contestato la pasionaria rossa Franca Rame. Motivo? «Ha indicato il voto a un’amica». Episodio avvenuto alla sezione 1613 di via Quadronno 2, dove poco dopo mezzogiorno la moglie del premio Nobel che già aveva votato si è ripresentata al seggio accompagnando «un’amica invalida» e «indicandole con il dito e ad alta voce dove apporre la croce».

Versione di Bargnesi che il presidente del seggio ha però negato e che, più tardi, la neosenatrice dell’Italia dei Valori ha così spiegato: «Non era un’amica ma mia sorella, Pia, e non le ho detto ad alta voce cosa votare ma le ho sussurrato “leggi qua” indicando il simbolo su un fac-simile». Presunta scorrettezza della prima giornata di voto. Oggi si replica, dalle 7 alle 15, per rinnovare Palazzo Marino.

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