Schiavone ko tra gli applausi, il resto d’Italia no

Prima che Francesca Schiavone scendesse in campo nei quarti di finale degli Australian Open, la sua sodale - in senso tennistico - Flavia Pennetta aveva commentato così la sconfitta negli ottavi sul giornale di Melbourne The Age: «Il tennis è diventato più popolare in Italia. Da due anni abbiamo molti buoni risultati e quando deludiamo le attese c’è parecchia delusione in giro. Anche se devo ammettere con onestà che i media italiani sono sempre molto gentili e clementi con me. Forse perché vedono la passione che mettiamo in campo. Non ho molto tempo di vedere nuovi juniores in giro per il mio Paese, ma spero che si facciano presto vivi nuovi volti italiani». Detto da una quasi ventinovenne l’auspicio è più che naturale, così come lo è vedendo la Schiavone giungere al 4 posto della classifica mondiale a 30 anni suonati. Fenomemi, direte voi, ed è giusto. Ma dietro di loro?
Il diluvio, appunto, perché poi capita che Francesca paghi l’incredibile sforzo della partita contro la Kuznetsova e sopra 6-3, 3-1, 30-30 infili un filotto di 17 punti persi su 21 disponibili che la porta a smarrire 6-3 il secondo set, così pure come il terzo e con lo stesso score. E capita, ovviamente, che a questo punto, di italiani in giro non se ne vedano più, se non in doppio grazie alla solita Pennetta, arrivata in semifinale con l’amica Dulko: «È naturale che sia un po’ dispiaciuta - ammetterà poi alla fine Francesca -, ma avrò altre possibilità. La vita non finisce qui: questo match e l’intero torneo dimostrano che sto costruendo qualcosa di positivo. Sono ottimista e non vedo l’ora di giocare un altro grande Slam. E se penso al Roland Garros mi vengono i brividi».
Anche a noi, e a Francesca vanno applausi senza fine per la tenacia e la passione, perché a volte perdere non fa male e ieri è stato questo il caso. Il problema è invece un altro, perché - come ogni torneo del Grande Slam che si rispetti - è cominciato anche il torneo juniores, ovvero quello dei migliori talenti della nuova generazione. E scorrendo il tabellone sia maschile che delle donzelle, si nota la seguente particolarità: ci sono slovacchi, croati, belgi, ci sono tennisti moldavi e montenegrini, ci sono filippini, uzbeki e speranze provenienti da Portorico. E di italiani non ce n’è traccia. Ma si sa, la trasferta è lunga e poi magari si finisce per perdere al primo turno, e quindi meglio dunque il può lucroso torneo Future sotto casa...
Chissà, forse non è così, magari i tecnici hanno ragione. Ma scorrendo il sito della federazione ci si imbatte in una lettera scritta dalla mamma di una giovane tennista che forse spiega qualcosa: «Interessa veramente che i ragazzi giochino a tennis? La domanda mi sorge spontanea ogni volta che iscrivo mia figlia, 15 anni, ad un torneo. Al momento dell'iscrizione faccio presente che è una ragazzina che va a scuola e che quindi nell'assegnazione degli orari di gioco si cerchi di non andare oltre le 20. Ma poi...». Risposta di un lettore: «È importante che sua figlia sia bella riposata per l'interrogazione d'italiano, o che un lavoratore sia lucido nell'effettuare le transazioni di migliaia di euro per cui è pagato?».

Risposta ufficiale della federazione, riguardo ad altre vicende analoghe: «Il consiglio federale, in data 21 gennaio, ha deliberato i contributi per gli atleti che partecipano ai tornei che fanno parte del Circuito Nazionale Giovanile Fit by Lotto: per i tornei osservati di macro area, un contributo di 200,00 euro - (leggete bene: duecento!) - per gli allievi tesserati per circoli fuori regione che abbiano raggiunto almeno i quarti; per tutti gli altri tornei appartenenti al Circuito nazionale, un contributo di 200,00 euro - (duecento!) - per gli allievi tesserati per circoli fuori regione che hanno raggiunto le semifinali». Risposta finale: teniamoci strette Schiavone e Pennetta. Finché durano.

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