da Montecarlo
Da una parte cè Michael Schumacher che dallanno di grazia 2001 non ha più vinto lungo i moli del porto principesco e se ne sta lì, fermo, a quota 5 successi, uno in meno rispetto ad Ayrton Senna, il re di Monaco («ma io a quel record non penso affatto» è il solito ritornello del germanico). Dallaltra cè Fernando Alonso che ha iniziato a percorrere gli stessi passi del tedesco, eccezion fatta per una evidente idiosincrasia con il circuito cittadino: mai una vittoria, mai un podio, due ritiri, un solo giro in testa. Insomma, un disastro.
Ieri, però, Fernando ha detto di non vedere «motivi per non puntare alla vittoria perché le gomme vanno bene e la macchina pure». E lui sta benissimo, ci mancherebbe. Discorso diverso per kaiser Schumi che dopo lassaggio del giovedì ha capito che son guai. Quindicesimo tempo (decimo Massa), oltre un secondo da Alonso quarto, Wurz e Davidson in vetta, ma è il solito teatrino dei collaudatori senza benzina e leggeri come piume.
Va detto che la Ferrari, da queste parti, negli ultimi anni, non ha mai svettato, ma le aspettative erano diverse. Riuscirà a colmare il divario? Si vedrà, intanto Michael, munito di tuta nuova gialla e rossa uguale a quella indossata a gennaio, a Campiglio, durante la gara con le Panda, dice: «Il fatto che io, a differenza degli altri, sia sceso in pista con le stesse gomme della prima sessione, giustifica solo in parte il distacco. Ora dobbiamo capire perché la Renault e le McLaren sono più veloci di noi di un secondo».
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