Sciacchetrà coi soldi pubblici

Maria Vittoria Cascino

Blitz della Polizia Provinciale alla Comunità Montana della Riviera Spezzina. Per il caso Casté Lorenzo, neo consigliere regionale di Rifondazione Comunista, sulla cui eventuale incompatibilità con via Fieschi si stanno facendo due conti. Grazie a quella carta che il sindaco di Vernazza ha allegato ai suoi saluti. Che parla di contributi ricevuti dal Gal anni fa e di cui il Gal ritiene sussista l'ipotesi di restituzione da parte di Casté. Che parla anche di contributi arrivati dalla Comunità Montana della Riviera Spezzina. Sempre anni fa. Ma qui la questione è di lana caprina. E i risultati sono i bei vigneti di pregiato Scaicchetrà che ondeggiano su sette ettari di terra di Corniglia che il salmastro sfiora da lontano e il sole si coccola. E che l'imprenditore agricolo Casté fa funzionare. Però la Polizia i documenti se l'è presi lo stesso. Chili di delibere e determine, autocertificazioni e dichiarazioni giurate per accedere a finanziamenti consistenti. Che la Comunità ha liquidato nel 2001. Il sindaco Leonardini di Vernazza dà una chiave di lettura. Nel dubbio la Polizia si muove. Per capire ci muoviamo anche noi. La sede della Comunità Montana è nel cuore storico di Levanto, al secondo piano del palazzone che troneggia su piazza Cavour. Alla scrivania Antonio Rossi, dirigente dell'Ufficio Tecnico. Ci racconta a palmi la storia che ormai è cronaca, ossia che Casté con contratti di comodato ha diviso la sua proprietà in tre parti: una fa capo a lui, una a Stefania Basso e una a Maria Rita Rezzano, mamma di lei. Ogni soggetto, da imprenditore, ha avviato nel '98 richiesta di contributo alla Comunità per un piano di miglioramento aziendale che vedeva vigneti in un futuro prossimo. «Tutti documenti legittimi-conferma Rossi-Tre regolari contratti d'affitto, tre istanze a norma. Su che basi avrei dovuto negare l'iter procedurale? Perché i soggetti erano in qualche modo legati? Assurdo. Non puoi fare processi alle intenzioni. E loro potevano accusarmi di ostacolare l'accesso al contributo». Le domande procedono parallelamente: «È passato qualche anno, si parla del 98. Non ho ben presenti le date».
Le pratiche filano vie lisce, ma nel dicembre 2001, su una variante al piano di miglioramento presentato dalla Rezzano (che comportava un minimo incremento del contributo già riconosciuto), il Comitato Consultivo della Comunità esprime parere sfavorevole. Ma la variante passa lo stesso e i soldi anche: «Diciamo che il Comitato non ha negato il piano, era solo scettico sul fatto che la signora riuscisse a portare a termine l'ampliamento del vigneto nel poco tempo a disposizione. Ma lei ci assicurò che avrebbe rispettato la scadenza. Cosa fai? Glielo neghi? E infatti il verbale d'accertamento conferma che c'è riuscita». Accertati i lavori, liquidate il contributo. «Accertata l'esecuzione lavori, liquidiamo il contributo, tutto nero su bianco». E la fattura numero 1 del luglio 2002 rilasciata dalla Basso alla Cooperativa Agricola delle Cinque Terre per la vendita di attrezzature corrispondenti a quelle acquistate con i contributi poco tempo prima? Si può o non si può fare? Silenzio. Rossi è perplesso. Si guarda intorno e cerca un salvagente. E quale meglio della legge: «Non si possono distogliere dal previsto impiego macchinari e impianti, acquistati con contributi, per almeno 5 anni». Vabbè, è un po' difficile che una pompa monovite faccia qualcosa d'altro. O una piastra refrigerante si reinventi un modo d'essere. Ma posso rivendermele? «Se le macchine risultano obsolete posso rivenderle per acquistarne di più tecnologicamente avanzate». Dopo soli otto mesi dall'acquisto? E la Comunità ha verificato che fossero sostituite? «No. Non sapevamo nulla della vendita. Lo abbiamo appreso dai giornali. Dopo la segnalazione del sindaco è arrivata la Polizia Provinciale per acquisire gli atti. E tutto è passato alla magistratura. Noi non possiamo fare nulla. Solo aspettare». Si apre un capitolo d'indagine «per una faccenda squisitamente politica - incalza Rossi - che viene fuori solo adesso». Una sorsata d'acqua. «Tutto qui è alla luce del sole, abbiamo sempre esposto pratiche e finanziamenti».

Ma ci tiene a precisare che lui è sì il dirigente responsabile, ma «mi sono basato sugli accertamenti dei tecnici». Risposta già sentita sul filone contributi-Gal, ma questo lo raccontiamo nella prossima puntata.
(3-continua)

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