Uno «sciame» di collaborazioni esterne

Ci sono gli sciami sismici, pericolosissimi. E poi ci sono «sciami» di collaborazioni esterne: tutte «utilissime», tengono a precisare all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). A dimostrazione che l’Ingv non teme l’accusa di «sprechi», i tabulati ufficiali delle collaborazioni esterne sono consultabili sul sito dello stesso istituto che riportano in rete con precisione i nominativi dei collaboratori, la descrizione degli incarichi, la data di inizio e fine incarico, oltre che l’importo previsto e quello realmente erogato.
Tra le tante voci, colpisce una mega consulenza da 150mila euro sul tema «Sviluppo attività di ricerca legata al progetto Usems». Il «progetto Usems» sarà pure fondamentale, ma certo 150mila euro sono una bella sommetta. A rendersene conto è lo stesso presidente dell’Ingv, Enzo Boschi, che infatti tiene a fare una precisazione: «L’importo di 150mila euro è utilizzato per pagare lo stipendio di tre anni a un docente dell’Università di Padova che (dopo essersi messo in congedo dalla sua Università) svolge un importante esperimento presso i nostri laboratori con finanziamenti europei. Lo stipendio grava su tali fondi».
E tutte le altre decine di consulenze esterne? Anche su queste, il professor Boschi è prodigo di particolari: «Le ricerche che svolgiamo all’Ingv riguardano tutto il nostro pianeta dall’atmosfera al nucleo interno. Solo una parte, benché consistente, dei ricercatori si occupa di terremoti. I 58 incarichi affidati a collaboratori esterni servono per “salvare” giovani promettenti e per aiutarci (con contratti trimestrali) a gestire i nostri musei a Napoli che sono meta di molte scolaresche e di persone interessate al Vesuvio, Campi Flegrei...».
A difendere la bontà del lavoro svolto dall’Ingv è anche la sismologa Viviana Castelli: «La sismologia italiana ha fatto un investimento enorme (di energie più ancora che di quattrini) nelle ricerche di supporto alla prevenzione. All'Ingv trovano posto persino degli storici (come la sottoscritta), i quali cercano di ricostruire il meglio possibile i terremoti del passato.

Perché fra tante incertezze, una cosa sicura c'è: dove ci sono stati terremoti in passato ce ne saranno in futuro e conoscere bene i primi serve a capire meglio come saranno i secondi». Nella speranza che un giorno, oltre al «dove», si possa prevedere anche «quando» la terrà tremerà.

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