Traccia: «Finalità e limiti della conoscenza scientifica: che cosa ci dice la scienza sul mondo che ci circonda, su noi stessi e sul senso della vita?»
La più comune di tutte le follie è credere appassionatamente in qualcosa che è palesemente falsa, scrisse Henry Mencken, giornalista americano e autore, tra le altre, di un'opera - Pregiudizi - la cui corposità (6 volumi) non richiede di aggiungere nulla sulla popolarità di quella follia.
Fortunatamente, non siamo condannati a sopportare la tirannia primitiva del pregiudizio, ma abbiamo a disposizione una strategia di comportamento, un antidoto, contro quasi ogni pregiudizio: il metodo scientifico. Anche se già Platone distingueva tra opinione e conoscenza scientifica, e anche se il metodo nacque ufficialmente con Galileo, esso è stato sistematicamente praticato solo negli ultimi 150 anni. Durante i quali abbiamo appreso quasi tutto quel che sappiamo oggi del mondo, a riprova della potenza del metodo: durante i millenni precedenti, la Natura era rimasta pressoché un mistero. La potenza del metodo scientifico è dimostrata dal suo valore pratico, cioè dalla tecnica: che esiste proprio perché la scienza è vera.
Il valore pratico della scienza è però limitato, perché è la stessa scienza ad avere limiti.
Innanzitutto, c'è il rischio di lasciarsi affascinare dalla tecnica: abituati a vivere quasi ai confini della fantascienza, rischiamo di convincerci che, siccome oggi sono possibili cose che fino a qualche decennio fa erano addirittura impensabili, allora tutto è possibile grazie alla scienza. Invece, la scienza è strana: a volte, all'improvviso, ci offre una realtà che va ben oltre ogni nostra immaginazione o previsione; altre volte frappone barriere insormontabili alla realizzazione dei nostri sogni o speranze.
Inoltre, offre la scienza - che tanto aiuta a tenere sotto controllo il mondo esterno - la minima indicazione sulla direzione da seguire nell'esercitare quel controllo?
Ci dice niente, il metodo scientifico, sui valori e sugli obblighi morali?
Dopo tutto, ogni volta che affrontiamo un'azione pratica, abbiamo due decisioni da prendere: dobbiamo decidere qual è il fine che vogliamo raggiungere, e dobbiamo decidere quali sono i mezzi che vogliamo usare per ottenere il risultato desiderato. Ebbene: se sulla scelta di quali mezzi siano realisticamente impiegabili la nostra guida è la scienza, essa, per converso, ha pochissimo da dire sui fini.
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