«Lo sciopero? Un rito inutile e senza effetti»

«Lo sciopero? Un rito inutile e senza effetti»

Marianna Bartoccelli

nostro inviato a Messina

Lancia con forza da Messina quella che chiama «Operazione verità», inizierà in ognuna delle 20 regioni d'Italia e non rinuncia, malgrado gli articoli del quotidiano del suo principale alleato, Il Secolo d'Italia di An, a denunciare il pericolo che il Paese possa essere riconsegnato a «loro», i comunisti. Silvio Berlusconi si tuffa nella campagna elettorale messinese e approfitta di ogni occasione per ribadire alla stampa e alla folla che lo accoglie nel corso della sua visita e a un’affollata convention finale che il suo governo ha fatto tanto e che è necessario far sapere a tutti «quella che è la verità», perché da Raitre al quotidiano inglese The Economist «c'è una capacità mistificatrice della sinistra che ha messo in piedi una vera e propria operazione falsità a cui non siamo stati capaci di rispondere e che ha convinto molti italiani. Una specie di complotto, di congiura da parte dell'opposizione nel falsificare scientificamente quello che abbiamo fatto».
Tesi a senso unico. «Eravamo troppo occupati a governare e non avevamo il tempo di andare in televisione a spiegare» ha sottolineato attaccando la Rai e Primo piano di giovedì sera dove c'è stato «un programma a senso unico come tutte le trasmissione di Raitre» e nel quale Epifani della Cgil ha attaccato, «con menzogne da rabbrividire» il governo su tutto e non si è certo limitato a parlare dello sciopero generale che Berlusconi ha definito «non solo inutile» ma un «rito trito che non ha nessun effetto». Un attacco che il premier ha fatto più volte nel corso della giornata, parlando di Cofferati e non di Epifani e rettificandosi nel pomeriggio: «Per me la Cgil è Cofferati, ho confuso stamattina e subito la sinistra ad accusarmi di essere il solito bugiardo» ha sottolineato ironicamente.
Le riforme realizzate. «Sino ad oggi - ha sostenuto chiamando accanto a sé sul palco del Teatro Vittorio Emanuele i tanti esponenti siciliani del governo nazionale, dal ministro Martino a Stefania Prestigiacomo - abbiamo lavorato troppo. Adesso dobbiamo cantare ciò che abbiamo fatto». E da subito si è lanciato nel lungo elenco delle leggi e delle 24 riforme fatte, annunziando anche le prossime iniziative. Dal racconto reso quasi teatrale delle lunghe incubazioni a cui sono sottoposte le leggi prima che vengano varate e a cui si spera di mettere fine con la nuova riforma costituzionale sino alle varie riduzioni delle tasse fatte, l'operazione verità di Silvio Berlusconi ripercorre quattro anni di governo. Liquida le indiscrezioni giornalistiche su un presunto ticket Berlusconi-Casini con un «Sono tutte storie, i giornali ormai fanno parte di un mondo di fantasia» e si chiama fuori dalla battaglia per l’amnistia: «È meglio che la faccia Pannella da solo, se no si trasforma subito in una legge salva-Previti o salva-Berlusconi». Quindi spiega anche i grandi passi avanti in politica estera annunciando il «sistema di amministrazione digitale» che l'Italia sta preparando per dare pieno sostegno ai Paesi in via di sviluppo e «aiutarli a costruire la loro democrazia».
Il no alla guerra. Ricorda la sua opposizione alla guerra in Irak e i tentativi fatti insieme a Gheddafi per convincere Bush a mandare Saddam in esilio in Libia e annuncia che il ministro Martino andrà presto in Parlamento a presentare il piano di ritiro delle truppe italiane che sino a oggi hanno comunque svolto «un ruolo di costruttori di pace». Non senza avere messo in evidenza le tante richieste che il ministro Martino riceve da giovani che vogliono andare in missione in Irak e nelle altre zone dove «l'Italia è presente nella costruzione della democrazia». «La sinistra - ha sostenuto il premier - dice che dal giorno dopo aver vinto le elezioni manderà tutti a casa. Così l'Italia tornerà ad essere chiamata italietta».
Uso distorto della giustizia. Tornando ad attaccare il «rito trito» dello sciopero, il premier accusa poi i sindacati di avere accolto la riforma del Tfr in modo assolutamente deludente e assicura che la riforma sul risparmio si farà «non in Finanziaria, ma subito dopo». Si dice certo dei risultati favorevoli al centrodestra nel voto di Messina e mette in evidenza i recenti sondaggi nazionali che danno la parità ai due poli. Si lancia nell'appassionata difesa della maggioranza: «Noi non abbiamo mai rubato, non abbiamo trasformato Palazzo Chigi in una merchant bank, non abbiamo aumentato le imposte, non abbiamo mai utilizzato la giustizia contro gli avversari» ed evidenzia come non si senta mai parlare di «toghe azzurre o tricolori», ma solo di «toghe rosse».
«Noi non abbiamo mai insultato gli avversari politici» ha detto ricordando che è stato possibile a un giornalista realizzare un libro su tutti gli insulti della stampa a Berlusconi mentre non è mai stato possibile neanche scrivere un articolo di giornale di eventuali sue offese alla sinistra.
«Dobbiamo ricordarlo ai nostri amici attratti dalla sinistra che il pericolo non è finito. Non odiano soltanto Berlusconi ma detestano tutti coloro che non stanno dalla loro parte. Pensano che quelli che noi che non siamo della sinistra siamo ottusi, infingardi, egoisti, profittatori, il peggio dell'Italia» ha sottolineato. A chi ha dubbi ha suggerito di leggere «il loro giornale» e di comprare l'Unità «almeno una volta al mese, guardate l'odio che c'è dentro».
Il Ponte come un set. Quindi invita i messinesi innanzitutto a «un’operazione verità» sul Ponte («sarà un grande set cinematografico e verranno da tutto il mondo per vederlo»), punto di merito di questo governo che è riuscito a portare avanti le grandi opere promesse. Di fronte al timore delle infiltrazioni mafiose non ha dubbi: «Bisogna vigilare, avere un'attenzione assoluta e spasmodica affinché non ci siano inquinamenti. Il mio governo ha fatto della lotta alla organizzazioni criminali una bandiera. Credo che nessun governo abbia portato nelle patrie galere un numero così alto di latitanti. Siamo in guerra assoluta contro tutti i gruppi criminali del nostro Paese» ha detto inaugurando il secondo pontile che consentirà alla città di Messina di non essere invasa da centinaia di camion e Tir che ogni giorno attraversano lo stretto.

Per non smentire la sua fiducia sulla buona riuscita delle iniziative avviate annuncia che da gennaio inizieranno dei corsi all'università di Messina per formare «migliaia di giovani» che troveranno lavoro nel grande progetto».

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