Ignazio Mormino
Anche il convegno internazionale «Atrial Fibrillation 2005», presieduto dal professor Alessandro Capucci, ha confermato che la fibrillazione atriale e lo scompenso cardiaco hanno legami strettissimi. La loro «associazione» mette a rischio la vita dei pazienti almeno in un caso su due. Per questo motivo, al convegno sono arrivati cardiologi di tutto il mondo, per portare la loro esperienza e le strategie terapeutiche.
Un calcolo approssimato per difetto rivela che in Italia lo scompenso cardiaco colpisce più di seicentomila persone, in gran parte anziani. La fibrillazione atriale, che spesso consegue allipertensione arteriosa, è una grave forma di aritmia e richiede frequenti ricoveri ospedalieri. Laritmologia è nata nel 1980; ma, già nellOttocento, si parlava di «delirium cordis». Si sosteneva - a ragione - che unalta frequenza cardiaca (non 70-80 ma più di cento pulsazioni) portava allo scompenso cardiaco. Contro lassociazione scompenso-fibrillazione è stato impiegato con successo, negli ultimi anni, un pacemaker capace di stimolare il cuore con due cateteri, contemporaneamente, in entrambi i ventricoli. La portata cardiaca ne trae benefici immediati, valutabili sia sul piano clinico sia su quello ecocardiografico. Non si può rinunziare alla terapia farmacologica. A Piacenza, il professor Capucci e i suoi collaboratori hanno ottenuto buoni risultati somministrando al paziente con fibrillazione atriale proprio al suo insorgere, flecanide e propafenone. In ottanta casi su cento, questo trattamento ha interrotto laritmia. Mille i pazienti trattati finora; ma bisogna stabilire se questa «soluzione» può evitare la naturale tendenza alla cronicizzazione. Ora ci sono nuove possibilità terapeutiche.
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