A tutti gli scrittori occorre essere anche «letterati» per sapersi difendere da cadute più o meno disastrose nella letteratura. Ai letterati non occorre invece essere anche scrittori (voglio dire anche poeti) per essere in qualche modo dei buoni letterati. Ma occorre che abbiano intelligenza e gusto, il massimo di intelligenza, il massimo di gusto.
Questa signora è letteratissima senza avere vera intelligenza e senza avere vero gusto. È una preziosa senza ingegno. Perciò una preziosa ridicola. Una che rifà semplicemente il verso. È letterata noiosa, senza lingegno di tanti letterati noiosi. E letterata prolissa, senza lingegno di letterati prolissi. Può darla a bere a molti uomini di lettere (quelli che la lodano) per lodore di polvere libresca che sviluppa ogni suo movimento. Ma non potrebbe mai darla a bere al pubblico. Mai. MAI. Sotto sotto la sua consistenza è da Liala, da Luciana Peverelli. Senza il volgare brutale che costituisce il fascino di Liala per il pubblico grossolano. Sconsiglio fervidamente. A tratti un Rosenfeld (?) da quattro soldi, a tratti un Miller da quattro un soldo. Né servirebbe cercare di raccorciare il suo libro. Non vi succede nulla, come non succede nulla in Rosenfeld. Con la differenza che in Rosenfeld cè della psicologia abbastanza vera, mentre in lei la psicologia che dovrebbe sostituire la mancanza di cose e di fatti È FALSA. Sono tre anni che me la vedo ricomparire. La chiamerei un fantasma. Entra da ogni finestra che trova aperta nei salotti che crede letterari.
Maggio 1949
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