LondraDoveva essere una marcia pacifica, invece si è trasformata nella più grande protesta mai organizzata dai sindacati inglesi negli ultimi vent'anni contro i tagli del governo. Mentre 250mila persone attraversavano le vie principali della capitale, un gruppo di circa 500 ha infranto le vetrine di diversi negozi, lanciato pietre contro l'ingresso di alcuni grandi alberghi di Piccadilly e provocato incendi. I soliti anticapitalisti e anarchici hanno preso di mira le filiali bancarie della HSBC, Loyds e Santander assieme ai fast-food di McDonalds terrorizzando passanti e turisti di questo turbolento sabato.
Secondo la cronaca riportata dall'emittente «Sky News» ci sono stati anche alcuni scontri con la polizia proprio nell'affollatissima Oxford Street dove un gruppo di dimostranti aveva iniziato a lanciare molotov contro le vetrine dei negozi. Colpito anche l'ingresso del Ritz Hotel a Piccadilly e alcuni locali di Soho. Nel mirino degli estremisti anche l'esclusivo grande magazzino di cibarie raffinate Fortnum&Mason simbolo del lusso e dell'Inghilterra privilegiata. I suoi locali sono rimasti occupati per alcune ore dai manifestanti di UK Uncut e da quelli del Socialist Workers Party organizzatisi con un passaparola su Twitter. Il bilancio provvisorio è di 202 fermi e almeno 35 persone, tra cui anche 5 agenti di polizia, ricoverate in ospedale. Un numero contenuto rispetto ai disordini dei mesi scorsi, ma che certo getta un'ombra sulla protesta organizzata dall'Unione sindacale a cui hanno partecipato in massa lavoratori del settore pubblico, insegnanti, infermieri, poliziotti, ma anche studenti e pensionati. Bilancio provvisorio perché gli scontri tra polizia e dimostranti sono proseguiti nella notte a Trafalgar Square, nel cuore della capitale. La manifestazione ha avuto inizio in maniera assolutamente pacifica verso mezzogiorno nella zona di Embankment da dove migliaiia di persone hanno raggiunto Hyde Park per ascoltare gli interventi di Brendan Barber, segretario generale della Tuc, l'organizzazione generale dei sindacati britannici e quella del leader del partito laburista Ed Milliband.
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