È scontro sulla scuola islamica «paritaria»

Chiara Campo

Sicurezza e trasparenza. A chi contesta la proposta di rendere paritaria la scuola islamica di via Quaranta, l’assessore comunale all’Educazione Bruno Simini ribatte, intanto, che «qualcuno parla senza sapere bene le cose», e assicura che in una paritaria «sarebbero possibili ispezioni, controllo giornaliero di chi entra e chi esce e sui programmi. Sarebbe una garanzia di sicurezza e chiarezza, rispetto a una situazione che per lungo tempo nessuno ha affrontato». A quanti polemizzano sull’operazione, ricorda che «il Comune, e non altri, è stato paladino della battaglia sulla legalità in via Quaranta, denunciando una situazione su cui per 13 anni nessuno ha mai avuto nulla da dire». Un anno fa Palazzo Marino denunciò che 200 bambini, invece di frequentare la scuola dell’obbligo, studiavano al centro islamico. Linea dura che verrà mantenuta anche se la proposta del Comune, accolta dai genitori della comunità, andrà avanti. Cioè, presentare al ministero dell’Istruzione il progetto di una scuola che accetti i programmi ministeriali, ma nell’ora di religione e nel doposcuola inserisca materie legate alla cultura d’origine. Palazzo Marino, è la proposta Simini, potrebbe mettere a disposizione un edificio comunale con canone di affitto ridotto del 70 per cento. Ma visto che il via libera ministeriale non arriverebbe comunque prima della prossima primavera, se quest’anno scolastico i giovani musulmani che fino ad oggi hanno frequentato il centro non risulteranno iscritti alle scuole dell’obbligo, «le famiglie saranno di nuovo denunciate al tribunale dei minori, come abbiamo fatto per due anni consecutivi». Nessuno sconto, insomma, anche se si lavora in collaborazione con la comunità.
Una scuola paritaria, sottolinea Simini, «è italiana, perché si parla italiano e si studiano le stesse materie degli altri istituti confessionali: già continuare a parlare di scuola islamica è fuorviante. E deve essere chiaro che, se il progetto dei genitori di via Quaranta verrà autorizzato dal ministero, se anche il Comune dovesse decidere di non concedere una propria sede, perché per ora è solo un’ipotesi su cui peraltro sono d’accordo anche il sindaco Albertini e la maggior parte degli assessori, la scuola privata potrà aprire comunque».
Pronta a dar battaglia, sicuramente, la Lega Nord. «Se vogliamo un briciolo di legalità all’interno dei nostri confini - sostiene l’assessore regionale del Carroccio, Davide Boni - non possiamo ammettere scuole islamiche dove fin da bambini i musulmani vengono indottrinati alla cultura dell’odio e dell’integralismo. Dobbiamo innanzitutto chiudere l’istituto di via Quaranta, poi il problema non si risolve né tentando di parificare le scuole islamiche né creando classi speciali, ma costringendo i musulmani a rispettare la legge e ad iscrivere i propri figli alle normali scuole dell’obbligo». Favorevole, ma con riserva, Alleanza nazionale. Il capogruppo in consiglio comunale, Stefano Di Martino, sostiene che «se è un’opera di avvicinamento alla legalità, un primo passo per uscire da una situazione che non va bene, va sostenuta. Ma la vera integrazione si ottiene iscrivendo i figli nelle scuole del territorio, non in ghetti “dorati” dove comunque si potranno iscrivere solo i più abbienti».

Per il capogruppo milanese dei Ds, Emanuele Fiano, «è giusto aiutare gli islamici che chiedono di organizzare una scuola paritaria, anche perché l’alternativa è far sorgere nelle cantine delle scuole segrete e senza alcun controllo. Ma anche da parte della comunità ci deve essere la consapevolezza e l’impegno di aprirsi alla città».

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