Sconvolto dalla tragedia, portuale tenta di tagliarsi la gola

Era sconvolto, non riusciva proprio a scacciare dagli occhi e dal cuore quella scena terribile di poche ore prima, quel suo collega straziato dal «muletto» sulla banchina del porto della Spezia. Impossibile intervenire per salvarlo, glielo avevano ripetuto mille volte gli amici e la moglie, cercando di consolarlo: «Non potevi far nulla, nessuno poteva far nulla». Ma lui, 37 anni, portuale, che aveva assistito da vicino, vicinissimo, alla morte di Giuliano Fenelli, non si dava pace. Ha provato a dimenticare facendosi aiutare dall’alcol, ma non è servito, o meglio: è servito a fargli apparire sempre più insopportabili i fantasmi della tragedia e le colpe che non aveva. Ha pensato al suicidio, come se potesse lenire la sofferenza. Puntandosi un coltello alla gola.
Se n’è accorta la moglie, che presagiva ormai gesti inconsulti. Erano le 11 di sera quando la donna, intuite le intenzioni del marito in evidente stato di ebbrezza, ha chiamato la polizia. All’arrivo degli agenti, l’uomo, che si trovava a casa, nel quartiere di Migliarina, con la moglie e i due figli, ha dato in escandescenze. La situazione è precipitata: il portuale ha lanciato ai piedi dei poliziotti, fermi sul pianerottolo, tre spade da Samurai (si è saputo poi che erano detenute legalmente come articoli da arredamento). E quando gli agenti si sono avvicinati, l’uomo ha rivolto il coltello anche verso di loro. Un attimo di esitazione, e i poliziotti, approfittando di una crisi di pianto dell’operaio, l’hanno immobilizzato e trasportato all’ospedale Felettino.

Per lui è scattata una denuncia a piede libero per «getto pericoloso di arma bianca e minacce a pubblico ufficiale». Linguaggio da codici, senz’anima. Atto dovuto, comunque, da parte di poliziotti e magistrati. Nel frattempo i medici proveranno a scacciare quegli insopportabili fantasmi.

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