Scorsese innamorato della Dolce Vita: «Così Fellini ha cambiato il mondo»

Il grande regista americano racconta tutta la sua ammirazione per il capolavoro del cinema italiano: «Nessuno si era mai trovato di fronte a questa intensità morale, all'intelligenza, alla maturità di un film come La Dolce Vita. Cambiava la scena del cinema per sempre»

Un primo piano sugli occhiali da sole di una donna che al rallenti rivelano il riflesso di Federico Fellini che solleva il braccio e fa segno di salutare. Una piccola grande immagine di una sequenza ritrovata all'interno di una copia della Dolce Vita conservata alla Cineteca Nazionale, poi tagliata dal regista nel montaggio finale. È solo uno dei tesori da cinefili che vengono svelati oggi, nel giorno di Martin Scorsese al Festival Internazionale del Film di Roma, alla presentazione del restauro digitale della pellicola-capolavoro nel suo cinquantesimo anniversario.
Operazione realizzata dalla Cineteca di Bologna presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata in associazione con Film Foundation di Martin Scorsese e col sostegno di Gucci. «Nella mia mente i film si dividono tra quelli fatti prima de La Dolce Vita e dopo. La Dolce Vita ha rotto le regole della narrazione, ha un'audacia nuova. Era il 1959. E c'era un grande cambiamento nella società, si rompevano le regole della censura. Fino agli anni '50 e inizio '60 c'erano grandi film epici come Ben Hur o Spartacus, o fantastici come il Giro del mondo in 80 giorni, insomma grandi film per famiglie. Nessuno si era mai trovato di fronte a questa intensità morale, all'intelligenza, alla maturità di un film come La Dolce Vita. Cambiava la scena del cinema commerciale in tutto il mondo». L'incontro è stato moderato da Antonio Monda e Mario Sesti, cui hanno partecipato Gian Luca Farinelli della Cineteca di Bologna, Enrico Magrelli della Cineteca Nazionale, Patrizio Di Marco di Gucci e Giampaolo Letta di Medusa, che ha annunciato che il film restaurato sarà distribuito la settimana prossima in dodici città con una due giorni di proiezioni. Continua Scorsese a sottolineare che, come Raffaello, Michelangelo, Leonardo, Caravaggio, avevano un loro stile pittorico, con la Dolce Vita nasce anche uno stile felliniano: «Da allora, Fellini non ha più raccontato un film con un inizio e una fine, ha dipinto murales, affreschi, atmosfere legate alla società. E in ciascun film si è spinto sempre di più, fino agli estremi, ad un fellinesque. E ha cambiato il mondo in questo modo».


L'amore di Scorsese per il cinema italiano non si è mai spento: «Guardo sempre i prodotti cinematografici italiani più recenti e ultimamente sono stato molto incoraggiato da film come Gomorra, dai lavori di Vincenzo Marra e da Io sono l'amore. Mi hanno anche ispirato, è una nuova generazione che tratta temi eterni e universali, sta crescendo un nuovo stile e va incoraggiato».

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