Scrittori israeliani per nulla «militarizzati»

In occasione del più discusso e atteso Salone del Libro dedicato a Israele (inaugurazione 8 maggio), sarà presente la mainstream degli autori israeliani stanziali, diasporici e pendolari. Scrittrici (numerose) incluse. Una varietà di voci ricche, diverse tra loro e articolate di una cultura immensa e sfaccettata. (Nessuna «cultura militarizzata», si tranquillizzino i sostenitori del boicottaggio).
Nel mare magnum dell’offerta libraria segnaliamo, per l’occasione, tre titoli freschi di stampa: esce il 7 maggio Il fratello perduto di Zvi Yanai, nato nel 1935 in Italia ed emigrato in Israele nel 1945 (Bompiani, pagg. 444, euro 19). Il protagonista, Sandro Toth (ora Zvi Yanai), scopre l’esistenza di un fratello che credeva disperso a causa delle persecuzioni razziali. Ricostruzione della storia tragica e commovente di una famiglia ebrea del XX secolo.
Mi chiamava Pikolo è il titolo del libro di Jean Samuel con Jean-Marc Dreyfus (Frassinelli, pagg. 224. Euro 17, Trad. Claudia Lionetti). È la storia intensa dell’amicizia tra Primo Levi e Jean Samuel, il famoso Pikolo di Se questo è un uomo. I due si sono incontrati nel Lager. A 84 anni, Samuel affronta il dolore del ricordo «perché, che lo vogliamo o no, siamo testimoni e abbiamo il dovere di farlo». Con 15 lettere inedite.


Infine, per la serie del politically correct, segnaliamo La pulizia etnica della Palestina dell’ebreo israeliano Ilan Pappe, voce contro l’establishment politico e accademico in Israele (Fazi Editore, pagg. 364, euro 19, trad. L. Corbetta e A. Tradardi). Un libro che susciterà dibattito ma anche l’ira di molti lettori. Per chi ama la discussione.

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