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Scudo fiscale a maglie larghe ma solo tre mesi per aderire

RomaTempi più che dimezzati per lo scudo fiscale. Chi vuole aderire e riportare capitali dall’estero in Italia ha quattro mesi di tempo in meno rispetto a quanto previsto nelle precedenti versioni. La novità è contenuta in una modifica al decreto anticrisi approvata ieri dalla commissione Bilancio del Senato. La finestra per regolarizzare i capitali all’estero sarà di soli tre mesi rispetto ai sette previsti dal provvedimento. La scadenza viene quindi anticipata al 15 dicembre 2009 rispetto al precedente limite, che era fissato al 15 aprile 2010. L’obiettivo del governo è di fare arrivare alle casse dello Stato la somma più alta possibile e di incassarla già nel 2009. Il restringimento della finestra dello scudo non è l’unica novità contenuta nell’emendamento al decreto che corregge il decreto anticrisi. C’è l’allargamento delle maglie che era stato annunciato, anche se in una versione in qualche modo depotenziata rispetto a quanto era stato anticipato nei giorni scorsi. L’emendamento presentato dal senatore Pdl, Salvo Fleres, esclude la punibilità di una serie di reati tributari e violazioni contabili come il falso in bilancio, attraverso il pagamento dell’imposta del 5 per cento per chi perfeziona il rimpatrio o la regolarizzazione dei capitali detenuti all’estero. Nella precedente versione la non punibilità era limitata alla omessa o infedele dichiarazione dei redditi. Lo scudo fiscale, però, non darà nessuna copertura per i procedimenti penali in corso al 5 agosto 2009, data della conversione del decreto anticrisi.
L’emendamento Fleres introduce anche altre novità. Come l’inclusione nel «rimpatrio» dei capitali delle «imprese estere controllate ovvero collegate» da italiani, a patto che si trovino in Paesi che consentono lo scambio di informazioni con il nostro Fisco. Nei giorni scorsi sembrava che solo le persone fisiche fossero incluse nello scudo fiscale. Il problema dei paradisi fiscali riguarda anche le persone fisiche che riportano capitali in Italia. L’Agenzia delle entrate sta infatti lavorando a una «lista bianca» dei Paesi che scambiano effettivamente le informazioni con l’Italia, dai quali si potrà rimpatriare e regolarizzare le ricchezze.
L’estensione dello scudo è stata aspramente criticata dalle opposizioni. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha difeso la misura. Ancora non si sa quanto porterà nelle casse dello Stato, ma le somme incassate con l’imposta del 5 per cento serviranno a finanziare misure per la famiglia e il lavoro. «Non sappiamo quanto verrà fuori dallo scudo ma è più grave far uscire i capitali o farli rientrare? Se qualcuno ha un’idea migliore - è la sfida lanciata da Giulio Tremonti nel corso della presentazione della Finanziaria - me la mandi. Con lo scudo si paga subito il 5 per cento e poi si continua a pagare. Certo, non aiuta avere ai confini caverne di Alì Babà a disposizione per gli evasori. E in ogni caso le entrate dello scudo serviranno per finalità sociali, come il 5 per mille».
L’allargamento dello scudo ha anche provocato qualche malumore nel governo, ad esempio quello di Luigi Casero, sottosegretario all’Economia. Feroci le reazioni delle opposizioni. Unico punto di contatto con la maggioranza è stato quello delle banconote da 500 euro.

Il governo ha accolto un ordine del giorno di Italia dei valori che impegna il governo a chiedere alla Bce la soppressione delle maxi banconote perché facilitano il riciclaggio di denaro.

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