Roma - Ancora uno strappo fra Cisl e Cigl, stavolta sul terreno scottante della riforma scolastica e dello sciopero generale. Infatti, mentre i Cobas annunciano una settimana di proteste che inizieranno domani con un sit al Senato e finiranno con lo sciopero e il corteo di venerdì a Roma, Raffaele Bonanni, ha detto che la Cisl potrebbe rinunciare "volentieri" allo sciopero generale "alla condizione che il governo convochi noi e gli enti locali per discutere come si riorganizza la scuola".
Il "niet" della Cgil Ma il sindacato di Epifani non è d'accordo: "Le motivazioni per lo sciopero si confermano e anzi si rafforzano anche alla luce dei tagli che comporterà la chiusura di 4.000 scuole", ha detto Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc. La Cisl Scuola conferma della protesta 'condizionata': "Se il governo - ha detto il segretario Francesco Scrima - e' disponibile ad un confronto e a modificare gli interventi sulla scuola ciascun sindacalista è disposto a sedersi attorno ad un tavolo. Ma la premessa è che noi contestiamo l'obiettivo del governo, perché chiedere 8 miliardi vuol dire mettere in ginocchio la scuola, destrutturare la scuola pubblica".
La polemica sul "dimensionamento della rete scolastica" è stata ribadita dal presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani: "intervenendo con una disposizione ad hoc sul decreto legge 154, il governo compie una scelta grave e inaccettabile. Grave nel metodo, perché di questo non si è in nessun modo discusso. Nel merito, perché in questo modo burocratico e impositivo si dà un colpo ulteriore alla scuola, all' accessibilità per tutti". "Giovedì - ha aggiunto - la conferenza dei presidenti delle Regioni affronterà la questione e prenderemo le decisioni necessarie. Resta il fatto che tali iniziative, discutibili anche dal punto di vista della legittimità, sono veri e propri macigni sul percorso del federalismo".
Anche sul versante università Acque sono agitate.
I ricercatori continuano a protestare negli atenei contro i tagli della legge 133, come oggi a Salerno mentre il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta ha dato i "numeri" dei precari in regola con la "stabilizzazione": poco meno di 2.000 contro le stime finora fatte, che arrivavano anche a quota 50.000.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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