Daniele Petraroli
Continua il braccio di ferro tra Comune e custodi delle scuole romane per il pagamento della Tari (la tassa sui rifiuti urbani, lex Tarsu). Dal 2002, infatti, lamministrazione capitolina ne pretende il versamento anche dai bidelli che occupano gli alloggi di servizio allinterno delle strutture scolastiche. La querelle, dunque, dura da quasi quattro anni.
«Sta diventando una specie di persecuzione - commenta Giuseppe Polimeni, presidente dellAnpcep (Associazione nazionale portieri e custodi edifici pubblici) -. Lassessore al bilancio Causi vorrebbe che pagassimo noi quando i presidi delle scuole già coprono la spesa per lintero plesso scolastico». Lunica deliberazione in materia, la numero 4277 del 10 ottobre 1997 approvata dallallora Giunta Rutelli, dovrebbe bastare a risolvere il contenzioso. «Le spese per le utenze idriche, elettriche e di gas - si legge a pagina 6 del documento che regola il conferimento della mansione di portiere custode degli edifici comunali scolastici - sono a carico dellincaricato». Stop. Della tassa sui rifiuti non cè traccia. «Eppure il Campidoglio insiste - prosegue Polimeni -. Dal 2002 hanno mandato avvisi di accertamento a quasi tutti i custodi di Roma chiedendo anche gli arretrati dal 1999».
Da quel momento per i sorveglianti, quasi un migliaio nella Capitale, è iniziata una vera e propria odissea. Linvio di «istanze di autotutela» in Comune ha fatto sperare che la questione si sarebbe risolta in breve tempo. A quel punto il Campidoglio ha cominciato a chiedere ai custodi le dichiarazioni dei presidi per accertare che la Tari degli alloggi di servizio fosse effettivamente pagata insieme a quella per la struttura scolastica. In risposta il Comune ha inviato ad alcuni bidelli un avviso di annullamento accogliendo i ricorsi. Problema risolto? Neanche per sogno. «Dopo qualche mese sono tornati alla carica chiedendo a tutti, anche coloro che avevano ricevuto lannullamento, il pagamento della tassa - incalza il presidente dellAnpcep -. Unica differenza, non vogliono più gli arretrati dal 1999 ma dal 2002».
Insomma, un pasticcio. Anche perché, a questo punto, le cifre di cui si parla iniziano ad essere davvero consistenti. In media vengono richiesti 2.500 euro a famiglia, ma per i più sfortunati la cifra è maggiore, mentre cominciano i primi sequestri. «Dalla vedova di un custode che ancora abita nellalloggio di servizio vorrebbero 4.542 euro - spiega Polimeni -, che con la mora sono saliti a oltre 8mila. Così le hanno sequestrato e ipotecato un terreno che possedeva alla Pisana».
Gli interessati vanno giù pesanti, parlano di un «vero e proprio accanimento» spiegabile, forse, solo col fatto che questi soldi sono stati messi a bilancio anni fa, e già spesi.
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