Cè chi entra spavaldo e ringhia «Questa è una rapina» manco fosse Al Capone. Chi, armato e mascherato, senza dire una parola si avvicina alla cassa, la svuota e fugge via. Chi farfuglia, più spaventato delle vittime. Ma laltra sera, nel variegato mondo dei rapinatori di farmacia, è entrato di diritto anche chi accampa la più classica delle scuse italiche «Tengo famiglia». Un grido di dolore a cui nessuno può rimanere insensibile.
Il malvivente, si fa per dire, è entrato in azione laltra sera verso le 19.10 in viale Regina Giovanna 42. Cappuccio del giaccone calato sul volto, mano in tasca dove avrebbe dovuto tenere unarma, per altro mai esibita, ha sorpreso la farmacista sola in negozio. La donna, si è molto spaventata quando il bandito ha recitato la solita litania, questa è rapina, dammi i soldi ecc. ecc. ecc., e ha prontamente consegnato lincasso, circa 400 euro.
E forse proprio vedendo lagitazione della vittima, il bandito, un giovane sui 30 anni, si è sentito in colpa e quindi in obbligo di giustificarsi. E come se non citando i figli, che sono sempre «piezzi e core»? Così il rapinatore, uscendo si è girato verso la dottoressa sospirando: «Mi scusi signora ma i miei figli hanno fame».
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