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«Se c’è Hamas niente elezioni in Cisgiordania»

Il premier israeliano chiede che la formazione fondamentalista rinunci alla lotta armata

Se s’incontreranno il due ottobre prossimo, come ha promesso Ariel Sharon, allora il grande protagonista del vertice tra il premier israeliano e il presidente palestinese Mahmoud Abbas rischia di essere Hamas. A regalare alla formazione fondamentalista l’inatteso ruolo è stato proprio il premier israeliano. Sharon ha infatti promesso di voler impedire la partecipazione dei fondamentalisti alle elezioni palestinesi del prossimo gennaio se Hamas non rinuncerà alla lotta armata e non cancellerà dal suo statuto l’impegno a distruggere Israele.
«Non possono svolgere le elezioni senza la nostra assistenza e noi faremo tutto il possibile per non aiutarli se ammetteranno Hamas al voto», ha detto il premier israeliano. Sharon ha fatto capire che basterebbe intensificare i posti di blocco in Cisgiordania per impedire lo svolgimento delle elezioni. La sua posizione è stata subito criticata dall’Amministrazione statunitense.
Per il negoziatore palestinese Saeb Erakat, Sharon rischia di trasformare in vittime i candidati fondamentalisti aumentando la popolarità di Hamas a discapito dell’Autorità nazionale Palestinese. «Gli israeliani non devono interferire con i nostri affari interni perché quelle elezioni rappresentano la svolta verso il pluralismo e il mantenimento della legge e dell’ordine», ha detto Erakat.
Hamas, invece, ha colto la palla al balzo accusando Israele di agire in maniera antidemocratica. «Israele sostiene di essere l’unica democrazia della regione, ma di fatto combatte contro la democrazia palestinese – ha detto Mohammed Ghazal, uno dei leader di Hamas in Cisgiordania – se vinceremo le elezioni ricostruiremo l’economia e la vita sociale e culturale distrutte dagli occupanti. Non pensiamo certo a distruggere Israele».
Ariel Sharon ha intanto polemicamente rifiutato un invito di Blair a Londra sostenendo di non voler «rischiare la galera». La battuta di Sharon è arrivata dopo l’incidente diplomatico degli scorsi giorni quando il generale israeliano Doron Almog, coinvolto nell’eliminazione di alcuni militanti armati palestinesi nella Striscia di Gaza, ha dovuto restare sull’aereo per sfuggire al mandato d’arresto della magistratura inglese. Il generale era stato denunciato da un associazione antimilitarista israeliana sfruttando la legge che concede ai magistrati britannici il diritto di fermare e detenere i sospettati di crimini di guerra. «Sa - ha detto Sharon all’imbarazzatissimo Blair - sono stato anch’io nell’esercito per tanti anni e non vorrei finire in una delle vostre galere...

anche perché mi hanno detto che sono molto dure e io ho una certa età».
Ma da ieri il problema è risolto. Ventiquattro ore dopo il gran rifiuto di Arik Scotland Yard ha annunciato di aver archiviato tutti i mandati di cattura per i generali israeliani.

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