Se in Francia l’adozione è un diritto gay

In Francia vittoria degli omosessuali, ma forse sono sconfitti i bambini. Sarò rétro, e poco intuitivo sul bene dei fanciulli, ma sono dell'idea sia un disastro. Non solo gallico: per la legge secondo cui la moneta cattiva caccia la buona, ci scivolerà addosso presto. C'est l'Europe!
Il tribunale amministrativo di Besançon, nella Franca Contea, ha assegnato a una donna lesbica, convivente con un'altra donna, un bambino in adozione. Il precedente segna la giurisprudenza d'Oltralpe: i gay e le lesbiche potranno portarsi in casa e tirar grandi la prole senza famiglia. A pari diritto di ogni altra coppia, anzi non penso di sbagliare profezia scommettendo su un trattamento di favore. Se infatti qualche tribunale dirà di no o se la corsia percorsa da un transgender parrà più lenta di altre, si griderà alla discriminazione e all'omofobia, e nessuno vuole guai di questo tipo, essendo già la vita molto complicata anche senza avere contro la potente lobby detta Glbt (gay, lesbiche, bisex e transgender).
Il tutto accade senza neanche bisogno di una legge che autorizzi questa pratica. Essa viene imposta - secondo l'interpretazione dei giudici francesi - dall'Europa, la famosa Europa, nella fattispecie della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. È la stessa che ha multato l'Italia perché una mamma ha ritenuto che il crocifisso in classe ledesse la libertà del figlioletto. Questo Tribunale è ormai diventato una specie di Sinedrio dove si salta la democrazia, e si impone ai popoli quello che non hanno mai voluto.
Ecco la sequenza della scelta francese. Emmanuelle B. da dieci anni, insieme con la sua compagna Laurence R., insisteva per adottare un pargolo. Aveva ricevuto dei no dal Consiglio generale del dipartimento di Giura, Francia meridionale. E adesso perché la giurisprudenza francese cambia idea? Molto semplice: la Corte europea dei diritti dell'uomo dichiara che è una discriminazione intollerabile negare a una persona celibe, sulla base dell'orientamento sessuale, l'adozione di un bambino. Non dice: i gay possono adottare. Ma negare l'adozione a un gay, significa discriminarli, dunque violare i diritti umani. È un ghirigoro ipocrita, ma lo sostanza è la stessa. I gay hanno diritto ad adottare bambini. Ripeto: e il diritto dei bambini? Quelli pare siano stati risolti ascoltando alcuni psicologi i quali sostengono: non c'è problema se ti alleva un padre e una madre oppure una coppia di omosessuali.
Questa è la maniera con cui si sta facendo una specie di nuova colonizzazione vichinga della nostra cultura. Le minoranze le quali non riescono per via democratica a veder approvate nel proprio Paese le leggi loro gradite, che cosa fanno? Reclamano in Europa. Chiedono la condanna contro uno Stato alla Corte dei diritti umani partendo da un caso particolare. E nel frattempo attraverso deputati amici chiedono una risoluzione dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (nel cui ambito c'è la famosa Corte). Dopo di che le loro istanze di piccola minoranza ricevono il timbro di diritto umano, e con ciò si impongono senza bisogno di legge nazionale.
Il meccanismo mi vede testimone. E si scusi se racconto la mia piccola lotta. Sono componente per l'Italia della Commissione diritti umani del Consiglio d'Europa (in sigla Coe). Il Coe non è da confondere con l'Unione Europea. È più grande, comprende 47 Paesi tra cui ci sono anche la Russia e la Turchia, la Norvegia e la Svizzera. In questo periodo stiamo lavorando su una risoluzione contro le discriminazioni verso omosessuali & C. Tutti gli esperti sentiti erano della stessa idea: guai a impedire ai gay le adozioni, i Paesi che non le consentono discriminano i gay, le lesbiche i bisex e i transgender e vanno contro i diritti umani. Ci sarebbero altri esperti che dicono il contrario, e che sostengono prevalenti i diritti dei bambini, ma non sono stati convocati dal relatore svizzero.
Ho obiettato sommessamente che tra i diritti umani non ho letto quello al matrimonio gay e alle adozioni gay, anzi si parla di uomo e donna (Articolo 12 della Convenzione europea - Diritto al matrimonio. Uomini e donne in età adatta...). Un conto è essere contro le discriminazioni e la violenza contro i gay (da condannare con la massima forza), un altro ritenere violenta e discriminatoria l'idea di famiglia che ci viene dalla natura e dalla tradizione. E che non mi risulta sia stata scoperta la formula matematica per ampliare i diritti senza il vaglio della sovranità popolare. Finora niente di fatto. Solitudine. Ci provo ancora. Speranze scarse. Anche il Partito popolare europeo infatti, nella sua ala del Nord Europa, asseconda in buona parte le posizioni progressiste (o relativiste) dei socialisti e dei radicali. Ha ragione Benedetto Della Vedova, il pidiellino di origine radicale. Ma non è un buon motivo per sbagliarsi insieme.

E viene in mente che i grandi leader di centrodestra (Sarkozy di certo, in precedenza Aznar, forse la Merkel) e i loro partiti sono, a proposito di questi temi, di idee assai simili a quelli della Corte europea, ad esempio su crocifissi e adozioni gay. In Italia, a quanto pare, Berlusconi tiene la posizione. C'entra il Vaticano? Forse di più il buon senso.

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