Se i Verdi «di governo» abbandonano la sinistra

I Grünen si riscoprono «conservatori» e cattolici Così il partito che fu di Fischer vola nei sondaggi

Angelo Allegri

Il libro ha un titolo anonimo: Da che cosa dobbiamo partire. Più significativo il sottotitolo: «Per un nuovo concetto di conservatori». Ma anche qui, a dire la verità, non ci sarebbe niente di particolarmente originale, se non fosse che l'autore si chiama Winfried Kretschmann ed è il primo, e unico, Ministerpresident (presidente di un Land regionale) eletto nel partito dei verdi tedeschi. In pratica, l'esponente politico con la maggior visibilità tra i Grünen usa e rivendica un termine, «conservatore», per decenni tabù nel dibattito politico di mezza Europa, tanto più nei partiti tradizionalmente incasellati a sinistra.

Il salto, qualcuno potrebbe parlare di capriola, sarebbe impensabile dalle nostre parti, ed è comprensibile solo se si guarda da vicino quello che sta succedendo in Germania. Nelle elezioni regionali bavaresi di metà ottobre il partito che è stato di Joschka Fischer ha conquistato il secondo posto dopo la Csu, con una percentuale di voti pari al 17,6%. Un successo senza precedenti, a cui ha fatto da contraltare il crollo delle due forze più tradizionalmente popolari: socialdemocratici e democratico-cristiani. Se si guarda ai flussi elettorali si scopre che i verdi hanno rubato consensi alla Spd, i rossi, secondo il codice dei colori della politica tedesca; ma hanno saputo guadagnarsi i suffragi di 180mila ex elettori della Csu, i cosiddetti neri. E gli arrivi da destra hanno quasi eguagliato in numero quelli da sinistra. La stessa cosa è accaduta in Assia, due settimane dopo; anche in questo caso i verdi sono diventati la seconda forza (a pari merito con la Spd) e hanno sottratto quasi lo stesso numero di voti rossi e neri. Alla Spd hanno rubato 101mila elettori, alla Cdu 92mila. Negli stessi giorni sono arrivati i risultati di un sondaggio nazionale da cui risulta che il 47% dei tedeschi potrebbe valutare un voto per i verdi alle prossime elezioni politiche e che il 55%, una ampia maggioranza degli interpellati, considera i Grünen un partito di centro.

È a questo punto che entrano in scena Winfried Kretschmann e il suo libro. Il presidente del Baden-Württemberg, il Land che ha come capitale Stoccarda, eletto per la prima volta nel 2011 e confermato nel 2016, è il miglior interprete della nuova anima dei Verdi. Da giovane, oggi di anni ne ha 70, era uno dei cosiddetti eco-socialisti, più a sinistra della sinistra. Il suo ritratto era simile a quello di tanti altri fondatori del movimento: anti-autoritari e anti-americani, pacifisti e solidamente marxisti. Con il tempo Kretschmann, di formazione cattolica, è cambiato: oggi canta nel coro di una chiesa e fa parte di una associazione di Schützen, le tradizionali milizie popolari simili a quelle dell'Alto Adige. Non è stata, la sua, una svolta opportunistica, piuttosto il completamento di un percorso durato quasi 40 anni e parallelo a quello del partito che rappresenta.

All'inizio degli anni Ottanta, quando entrarono nei parlamenti regionali e in quello federale, i Verdi introdussero un elemento di rottura iconoclasta all'insegna di capelli lunghi e scarpe da ginnastica indossate anche alle manifestazioni ufficiali. A simboleggiare la rivoluzione una frase, ormai entrata nella storia tedesca, e rivolta a suo tempo da Joschka Fischer, il leader più famoso allora giovane neo-deputato, al numero uno del Parlamento. «Con rispetto, signor presidente, lei è uno stronzo». Ma fu proprio Fischer a orientare il cammino, guidando la corrente dei «Realos», i «realisti», contro i «Fundis», gli estremisti. Il marxismo venne abbandonato a favore di una piena accettazione dell'economia sociale di mercato. Nel periodo di governo con i socialdemocratici, tra il 1998 e il 2005, i verdi votarono l'impegno delle truppe tedesche in Kosovo e in Afghanistan (per la prima volta dopo la guerra), accettando una volta per tutte gli assetti geo-politici usciti dalla guerra fredda.

Nel frattempo alcuni temi cari ai Grünen, come diritti delle minoranze o attenzione all'ambiente, sono entrati nella mentalità collettiva; la disponibilità delle due chiese, cattolica e protestante, all'accoglienza dei migranti si è sposata alla tradizionale apertura dei Verdi. Così, nel presentare il suo libro, oggi Kretschmann accoppia fede ed ecologia. «Che cosa c'è di più conservatore del mantenimento e del rispetto del Creato?», si è chiesto. Per poi precisare: «Certo, negli anni '80 nessuno di noi avrebbe potuto pronunciare la parola conservatore. Oggi il concetto è entrato nella nostra visione del mondo».

Anche per questo, un po' alla volta, i Verdi hanno conquistato una centralità che oggi possono spendere in termini di potere, visto che sono al governo in nove Länder diversi e con maggioranze assolutamente variabili. In Baden Wurttemberg sono il primo partito e guidano l'esecutivo insieme alla Spd; ad Amburgo e Brema sono sempre con i socialdemocratici ma da junior partner; in Assia hanno governato e probabilmente continueranno a governare con la Cdu; in altre regioni hanno formato una cosiddetta coalizione Giamaica (dai colori simbolo) con democristiani e liberali; in alcune regioni dell'Est governano anche con l'ultra sinistra della Linke.

Tanta centrista adattabilità fa sì che proprio i verdi siano i più citati, insieme ai liberali, per sostituire i socialdemocratici nel caso di fine della Grosse Koalition berlinese con la Cdu. Sarebbe davvero la chiusura di un cerchio. Anche se il numero uno del partito, il fotogenico Robert Habeck ha escluso l'ipotesi: «Se Angela Merkel cadrà, andremo a nuove elezioni. Punto».

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