Se il Pd sulle moschee fa l'estremista islamico

Il caso Maryan Ismail denuncia lo sbandamento ideologico del primo partito italiano che si è rivelato più islamico degli islamici

Se il Pd sulle moschee fa l'estremista islamico

Il caso Maryan Ismail, che ha fatto tremare il Pd a Milano, denuncia lo sbandamento ideologico del primo partito italiano che si è rivelato più islamico degli islamici. Come potrebbero gli italiani «stare sereni», usando l'allegoria renziana per nulla tranquillizzante, sapendo che il governo dell'Italia è nelle mani di chi condivide l'ideologia estremista dei Fratelli Musulmani, di coloro che credono che «l'islam è la soluzione» di tutti i problemi, riconoscendo ai loro adepti nostrani il monopolio della rappresentanza religiosa e del controllo delle moschee?

Pietro Bussolati, segretario del Pd a Milano, che aveva invitato Maryan a dimettersi dalla Segreteria cittadina perché le sue dichiarazioni al Giornale sono «totalmente fuori dalla linea del partito», ha espresso delle opinioni che trasudano di ignoranza dell'islam e di disprezzo della nostra civiltà che, piaccia o meno, si fonda sulla spiritualità cristiana. Quando Bussolati dice: «La moschea sarà gestita dalla comunità degli aderenti religiosi. Le spese saranno a carico dei credenti e delle loro autorità», accredita come verita assoluta e inequivocabile la comunitarizzazione, la moscheizzazione e la clericalizzazione dell'islam. È un dato di fatto che gli integralisti e gli estremisti islamici sono riusciti a convincere l'Occidente che i musulmani costituirebbero una «comunità» distinta dal resto dell'umanità e che travalicherebbe gli ambiti nazionali, che le moschee rappresenterebbero il luogo-fulcro della spiritualità islamica al pari delle chiese, che esisterebbe l'equivalente di un «clero islamico» formato da imam, predicatori e teologi. In realtà attribuendo ai musulmani dei parametri religiosi e mentali propri dell'Occidente ma estranei all'islam, abbiamo consegnato nelle mani degli integralisti e degli estremisti il monopolio dei luoghi di culto islamici e della rappresentazione mediatica e politica delle comunità musulmane.

Bussolati si è mai domandato se le molteplici sigle islamiche, compreso il Caim (Coordinamento Associazioni Islamiche di Milano e Monza Brianza), sono mai state elette dai musulmani residenti? E perché mai i residenti originari di Paesi a maggioranza cristiana non formano una «comunità cristiana» che rivendica una sua autonomia, mentre si riconosce la legittimità dell'autonomia della «comunità islamica»? Lo sa Bussolati che le moschee sono sotto il rigoroso controllo degli Stati islamici, proprio perché consapevoli che l'islam è un tutt'uno con la politica ed è fonte di violenza, mentre a suo avviso in Italia non dovremmo entrare nel merito dell'attività delle moschee? E che errore madornale disprezzare il crocifisso, che è il simbolo non solo della fede ma anche della cultura cristiana di cui anche Bussolati è beneficiario, rivendicando la sua rimozione dai luoghi pubblici e mettendolo sullo stesso piano delle moschee, che sono un'entità estranea e nemica della nostra civiltà! Possibile che Bussolati non sappia che la costruzione della più grande moschea di Milano, assegnata al Caim nell'area dell'ex Palasharp, costerà più di 10 milioni di euro, e che a pagare saranno il Qatar, il Kuwait e la Turchia, ossia i finanziatori dei Fratelli Musulmani?

Invito Bussolati, ma soprattutto Matteo Renzi, a leggere il mio « Islam.

Siamo in guerra », per capire il pericolo insito nella trasformazione di Milano in un singolare sodalizio tra la Curia che crede nel relativismo religioso, la sinistra che persegue l'ideologia del multiculturalismo e del filo-islamismo, i potentati imprenditoriali accomunati alla finanza islamica. Il caso Maryan è solo la punta dell'iceberg di un'Italia allo sbando. Svegliamoci prima che sia troppo tardi.

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