Se il potere mortifica la coscienza

Luigi Negri*

Sono bastate poche settimane di governo dell’Unione per fare l’esperienza di quello che l’illustre giurista Piero Pajardi, in un suo attualissimo libro, definiva la lussuria del potere.
Ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori: affermazioni di ministri che si sarebbero attuate ricerche e sperimentazioni sulle cellule staminali degli embrioni, che la famigerata «pillola del giorno dopo» sarebbe stata, a breve, mutualizzata, che si sarebbero creati luoghi per aiutare i drogati «a drogarsi»... e tutto questo con grandi inni alla libertà e alla democrazia che vivono in maniera totale solo a Cuba e con inquietanti ricordi di un passato non propriamente esemplare di uomini ormai ai vertici delle istituzioni.
Su alcune cose il popolo sovrano si è espresso in modo inconfutabile: con una maggioranza schiacciante il fallimento del referendum sulla fecondazione assistita ha chiuso, anche, ogni sperimentazione embrionale. Ma all’onorevole ministro dell’Università e della ricerca Fabio Mussi sembra che questo non faccia nessun problema.
Altre questioni sono in assoluta rottura con quei valori che il popolo italiano sente singolarmente vicini alla propria mens e che il Papa Benedetto XVI ha definito «non negoziabili»: la vita, la persona, la famiglia, l’educazione.
Ma le convinzioni del popolo dal potere catto-comunista non vengono prese in considerazione. Siamo di fronte ad una arroganza da «cafoni».
Le istituzioni hanno valore se sono «benedette», cioè di sinistra: in caso contrario sono da superare, quando non da abbattere, per affermare la propria «egemonia» (sta tornando di moda questa orrenda parola).
L’arroganza accompagna inevitabilmente un potere ideologico, sostanzialmente ancora totalitario. Ma chi dice ancora che lo stalinismo è morto?
Nelle file dell’Unione militano anche dei cattolici, dichiarati e «famosi».
Molti si aspettavano che questi cattolici, di fronte alle iniziative politiche o affermazioni tese a negare verità sostanziali della verità cattolica, avrebbero assunto una posizione critica e forse anche dato vita, insieme ad altri cattolici, ad iniziative anche politiche che impedissero la sconfitta della Chiesa, e quindi della civiltà.
Niente da fare. Come «l’ordine regnava a Varsavia», così l’ordine regna a Roma.
Ancora una volta la ragione di potere sconfigge la coscienza cristiana e la libertà personale.
Anzi, uno di questi famosi uomini politici cattolici, approdato «finalmente» al Pds, dopo essere stato presidente diocesano di una grande associazione cattolica, capo ufficio stampa di una prestigiosa università, fondatore dell’Associazione cattolica Città per l’uomo ha detto esplicitamente che salvare l’unità dell’Unione (bellissimo scherzetto semantico) era un valore che superava tutti gli altri.
Anche la fede, anche l’unità dei cristiani nel Battesimo, anche l’obbedienza al Papa?
Pare proprio di sì. Stiamo assistendo allo spettacolo miserevole della fine ingloriosa del cattolicesimo sociale, che è stato un evento epocale per il nostro Paese e per la sua democrazia.


Don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi e quella immensa schiera di cristiani che hanno, in politica, difeso la Chiesa e promosso la democrazia hanno di che rivoltarsi nelle loro tombe.
*Vescovo di San Marino–Montefeltro

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