«Se si va alle elezioni anticipate io stavolta non mi candido»

«Assolutamente no». Sicuro? «Assolutamente». Si parla di elezioni anticipate e Roberto Formigoni esclude categoricamente di candidarsi. È una novità, dal momento che il governatore della Lombardia a tutte le ultime politiche è sempre stato una delle teste di serie della lista Pdl, alla Camera o al Senato. Al momento di optare, ha sempre (più o meno) scelto di rimanere presidente della Regione. Forse questa volta vuole farsi corteggiare. «Sia chiaro che non auspico le elezioni anticipate, anzi spero che si possa trovare una soluzione per evitarle, nell’interesse di tutti».
È deciso a rimanere in Lombardia e a non candidarsi?
«Assolutamente non mi candido alle Politiche. Siamo all’inizio del mandato, siamo stati appena eletti, non sarebbe serio verso gli elettori che ci hanno dato il loro consenso. Ho una sola risposta ed è no. Un conto è candidarsi un anno prima del voto, tutta un’altra faccenda è candidarsi un anno dopo».
Quali sono i suoi progetti politici in caso di voto anticipato?
«Sono un dirigente di partito che ha preso degli impegni con gli elettori e ha già iniziato a realizzarli. Sarò impegnato in campagna elettorale a sostegno di Berlusconi e del Pdl ma il mio posto è qui. Abbiamo seicento progetti da attuare, la sussidiarietà da realizzare, un programma di governo da portare a termine».
Si profila una lista di finiani anche in Lombardia. Valgono il quattro per cento?
«Qui in Lombardia valgono meno dell’uno per cento. Non ho fatto sondaggi, è il mio naso che lo valuta, ma con tutto il rispetto e la considerazione umana per Giampaolo Landi di Chiavenna, Cristiana Muscardini e qualche altro sparso, credo che siano ininfluenti. In Regione non ce n’è nemmeno uno, in Provincia neanche uno, in Comune uno, appunto l’assessore Landi. In Lombardia non cambia proprio nulla, anzi credo che il Pdl avrà uno scatto in avanti».
Vuol dire che in Lombardia il Pdl ha solo da guadagnare da elezioni anticipate?
«Sia chiaro che non auspico il voto anticipato, anzi spero che si trovi una soluzione che lo eviti. Molto dipende anche dalle alleanze che sceglierà Berlusconi. Ma dopo questo strappo, che è chiaro a tutti da chi sia stato voluto e cioè da Fini, tocca a noi parlare con la nostra gente. Ai politici adesso si richiede un di più di impegno a favore del partito. Lo ripeto da tempo: è necessario consumare le scarpe camminando».
Pensa che i politici si impegnino poco sul territorio?
«Anche se in Lombardia abbiamo vinto meglio di cinque anni fa, è suonato un campanello d’allarme e cioè l’astensionismo che ha coinvolto anche gli elettori del Pdl».
Il fenomeno dell’astensionismo è dipeso anche dal caso Fini che era già esploso nel Pdl?
«L’astensionismo è dovuto al fatto che la gente vede lontano e con le liti si rischia di demotivare gli elettori. L’elettore lombardo dice: che succede? se questi litigano persino tra di loro... Dobbiamo recuperare consensi e questo vale anche in Lombardia. Ma il pericolo vero viene dal Mezzogiorno».


Ci sono rischi per le Comunali dell’anno prossimo?
«Il dato finiano è molto limitato e quindi non vedo alcuna possibile ripercussione. Letizia Moratti è la candidata del centrodestra. I finiani facciano quel che vogliono, se la appoggiano o no per noi non fa alcuna differenza».

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