È il paradosso della giustizia: il teste costretto a vivere da recluso. Perché quando si è testimoni oculari di un delitto di malavita, e si decide di collaborare con la giustizia, tutto cambia. Si fanno i bagagli per unaltra città, si rinuncia al lavoro, alle amicizie, alle abitudini. Non è facile la vita dei Testimoni, una commedia ispirata a fatti realmente accaduti in scena alla Sala Umberto da stasera al 14 marzo. Scritta e diretta da Angelo Longoni, è interpretata da Giampiero Ingrassia, Cesare Bocci e Giovanni Vettorazzo. «È da quasi vent'anni, da prima di tangentopoli, che nel nostro Paese è in atto un dibattito molto acceso sul tema della giustizia» spiega Angelo Longoni che nel copione, oltre a evidenziare i toni accesi e violenti utilizzati dalla politica per contestare la magistratura, punta a far emergere lesasperante lunghezza dei tempi della giustizia. E che spinge la gente comune a perdere la fiducia nei tribunali. «È praticamente impossibile per il cittadino comprendere le ragioni dello scontro quotidiano che a tutti i livelli ruota attorno ai temi della giustizia - continua Longoni - Testimoni è una commedia paradossale, che nel finale scivola in una irrealtà da incubo».
Il testo narra la disavventura di due amici, testimoni causali di un omicidio di malavita i quali decidono di riconoscere e denunciare gli assassini, e di andare a testimoniare contro di loro al processo. Liter giudiziario li porterà a vivere isolati e in continuo pericolo. Finiranno sotto la copertura dello Stato, coadiuvati da un irritante funzionario che avrà l'incarico sia di proteggerli. E, trasferiti in un'altra città, inizieranno a riflettere sull'importanza del loro gesto, scoprendo di trovarsi reclusi e immersi in una bolla di surrealtà.
Se il testimone perde la libertà per una giustizia piena di enigmi
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