E se fossero soltanto dei grandi pasticcioni? Sì sì. Dei casinisti. Con quellaria un po così da professorini. Ecco. Vincenzo Visco, Tommaso Padoa-Schioppa, Romano Prodi e giù per li rami. Non che manchi unidea di fondo: che resta e rimane tassare e tassare. Un po come quei secchioni del programma cult di Italia 1, che non fanno altro che guardare belle fanciulle. Eppure le pupe non se li filano proprio. Ecco, più passa il tempo e più lidea che i secchioni di questo governo non tocchino palla si fa largo. Mettiamo in fila un po di numeri. Non appena arrivati a Palazzo Chigi si grida al buco dei conti pubblici. Nel frattempo lagenda degli appuntamenti di manager e imprenditori in corteo a Roma si riempie. Passa qualche settimana e si nomina una commissione per svelare il buco: un deficit pericolosissimo. Vertici su vertici a via XX Settembre per quantificarlo. I migliori cervelli al lavoro. Le università mobilitate: Tremonti è stato una «pippa». Si va verso la bancarotta. E Padoa-Schioppa non perde tempo.
Via alla manovra destate: 4,5 miliardi per il 2006. Senonché mentre i cervelli a via XX Settembre legiferavano, a Piazza Affari i piccoli risparmiatori e i grandi immobiliaristi piangevano. I cervelli si erano sbagliati: il loro decreto non valeva 4,5 miliardi, ma almeno 30. Un codicillo sullIva retroattiva per gli immobili aveva schiantato uno dei settori che più tirano delleconomia italiana. Zac, tutto da rifare: una giornata di cattiva forma per il governo. Daltronde i cervelli erano lì allopera per fare il Dpef, il grande quadro di correzione dei conti.
La prima correzione la fanno a se stessi: il buco previsto dalla commissione di via XX Settembre diminuisce, ma non scompare. Già un passo avanti. Nel giro di poche settimane arriva la bomba: 20 miliardi di euro di tasse in più pagate dagli italiani. Un po erano previste e quantificate, ma un bel gruzzolo era nuovo. Strutturale. Dunque in pieno contrasto con i cervelli di Commissioni e Dpef, che fino ad allora erano stati austeri e rigorosi a studiare e studiare. E vabbè. Si tratta di un pasticcio che può venire utile. Nel frattempo Palazzo Chigi continua a ricevere visite di imprenditori e manager: daltronde governo che cambia...
Lagosto di Padoa-Schioppa è caldo. È in Corsica e spedisce mail ai suoi amici ed ai giornali, per polemizzare sui tagli che farà. I cervelli sono tutti là che pensano: ma quanto la facciamo grossa questa volta? 30 dice qualcuno. 35, rispondono i rigoristi. Il tesoro taglia la testa al Toro: Finanziaria da 35, ma potrebbe diventare da 30. Poi in Consiglio dei ministri diventa di 33,4. In fondo la correzione per portare il dannato deficit pubblico al di sotto del 3% può limitarsi a 18 miliardi. Non ci capite niente? Nessun problema. Neanche loro. Hanno infatti sostenuto che la Finanziaria sarebbe stata per 20 miliardi di tagli e per 13 di maggiori entrate. Ma sarà il contrario. Lo stesso governo ha detto che non ci sarebbe stato inasprimento fiscale.
Ma il giorno dopo i leader del governo sui giornali assicuravano che nel giro di due anni ci sarebbe stato restituito il maltolto. Come si fa a restituire qualcosa che si dichiara in altra veste di non aver sottratto? Boh e poi vatti a fidare. Ancora aspettiamo leurotassa. Hanno sostenuto che a pagare sarebbero stati solo i ricchi. Ma poi si viene a scoprire che ci sarà una miriade di tasse e impostine per tutti. Si colpiscono i Suv, ma anche le Ritmo diesel. Si aumenta laliquota marginale per chi guadagna più di tremila euro al mese, ma si aumentano i contributi per gli apprendisti che racimolano 600 euro ogni trenta giorni. Oggi al salone della nautica di Genova ci sarà una fila di disperati in corsa per comprarsi un Perini o un Wally. Ma di che stiamo parlando?
Dopo tutto «sto casino» però il deficit scenderà al 2,8 per cento. Ma proprio ieri lIstat certificava: nei primi sei mesi del 2006 lindebitamento delle pubbliche amministrazioni è stato pari al 2,9%. Gestione Berlusconi-Tremonti.
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