Il segreto delle impronte digitali di Leonardo

È il caso di dire: alla ricerca dell’impronta del genio. L’antropologo Luigi Capasso, direttore del Museo di Storia delle Scienze Biomediche dell’Università di Chieti, presenterà il 19 maggio i dati di una ricerca, avviata nel 2002, sulla misteriosa vita di Leonardo a partire da una prospettiva insolita: le impronte digitali rilevabili sui manoscritti e i dipinti dell’artista.
Provvidenziali «ditate» del maestro si troverebbero, infatti, sia su alcuni dei suoi autografi, sia su dipinti come Il martirio di Santa Caterina e, forse, La Dama con l’ermellino. Tracce che potrebbero fornire informazioni sia sulle origini del genio di Vinci, sia sulla sua salute negli ultimi anni di vita. Per classificarle con certezza è stato chiesto l’intervento anche del Racis, il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche che ha condotto i rilevamenti con le stesse tecniche utilizzate per le indagini criminali. Come spiega il professor Capasso al Giornale, la difficoltà è stata quella di isolare le impronte leonardesche, e dei suoi allievi, da quelle delle moltissime persone che hanno maneggiato fogli e tele: «Abbiamo posto molta attenzione a isolare le impronte coeve alla scrittura o al dipinto. Fortunatamente alcune sono impresse nella vernice (la tecnica dell’ombreggiatura richiedeva l’uso delle dita), o sono rilevabili su macchie d’inchiostro. C’è poi ovviamente il problema di attribuirle a Leonardo o ai suoi discepoli. Noi non andiamo a caccia delle tracce di una persona sola, cerchiamo di farci un’idea di come lavorasse il gruppo».
Quanto ad alcune impronte che parrebbero essere proprio di Leonardo c’è un indizio sconcertante. Dice Capasso: «Sono caratterizzate da un doppio vortice che secondo gli esperti del Racis è molto più diffuso tra chi ha origine orientale». Se a questo si aggiunge che il direttore del museo di Vinci, Alessandro Vezzosi, ha da poco scoperto che il padre di Leonardo liberò una schiava musulmana, probabilmente per sposarla...
Per ora sono solo indizi, ma le prospettive aperte dalla ricerca sono interessantissime: «Le impronte da studiare sono molte...

Su una apparsa su una Natività attribuita a un allievo di Leonardo potrebbero esserci tracce di Dna... Se ritrovassimo la tomba dei da Vinci a Firenze si potrebbe pensare a un confronto... Ma in realtà la prospettiva più importante e proprio quella di “schedare” le impronte di tutti i membri della bottega...».

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