«Il segreto della nostra crescita? Continuare a investire in Italia»

«Il segreto della nostra crescita? Continuare a investire in Italia»

Le risorse umane sono uno dei fattori del suo successo: nel suo team ci sono responsabili cresciuti in azienda, persone entrate in ruoli più semplici e che ora fanno parte della squadra di governo.
Stiamo parlando della NeroGiardini, azienda italiana leader nelle calzature e ora anche nell’abbigliamento, e del suo patron Enrico Bracalente, self made man, che guida un gruppo che ha chiuso il 2011con un incremento dell’7,5% del fatturato.
Risultati davvero eccellenti in un periodo di profonda crisi che confermano le linee strategiche individuate da Bracalente per far crescere e affermare il marchio, tra cui quella della valorizzazione del capitale umano.
È da questo presupposto che nasce l’ultima iniziativa presa in ordine di tempo del signor NeroGiardini, e cioè l’istituzione di un corso di formazione professionale di due anni per diventare «operatore per la calzatura».
Com’è nata l’ idea del corso per i maestri della scarpa italiana?
«Abbiamo realizzato il progetto grazie alla collaborazione del centro di formazione professionale Artigianelli dell’Opera Don Ricci di Fermo. Quando padre Sante, anima dell’Artigianelli, me l’ha proposto, ho deciso subito con molto entusiasmo di partecipare. In pratica ha voluto dire assumersi l’onere finanziario pari a 80mila euro. Investimento che ha consentito di mettere in piedi il corso, con la realizzazione di laboratori per la pratica dei ragazzi mettendo a disposizione macchinari e personale tecnico nelle vesti di docenti e, soprattutto, garantendo l’assunzione in azienda dei 18 giovani che sono stati ammessi al corso. È un progetto che ha ottenuto il riconoscimento a livello europeo, rivolto a quegli adolescenti tra i 16 e i 18 anni di età che hanno abbandonato la scuola. Ha ottenuto il via libera anche da Regione e Provincia e la settimana scorsa finalmente è partito. Con padre Sante è stata tutta una bella esperienza, basti pensare che ha promosso l’iniziativa attraverso tutte le parrocchie del distretto. Gli abbiamo dato una mano con della pubblicità sulla stampa locale. Morale abbiamo ricevuto il doppio di domande rispetto ai posti disponibili».
Faranno solo formazione seduti ai banchi?
«No, già a luglio è previsto uno stage in azienda. Solo un mese per farsi un’idea di cosa vuol dire lavorare in fabbrica, a settembre riprenderanno il corso in aula e in laboratorio».
Una formazione più mirata non si potrebbe immaginare...
«Abbiamo bisogno di tecnici preparati e ho voluto fare qualcosa di concreto per sostenere le nuove generazioni e per supportare l’intero settore».
Si è appena concluso un anno difficile per l’industria italiana, com’è andata per voi?
«Nonostante tutto siamo cresciuti, il fatturato è arrivato a circa 250 milioni di euro, con un incremento del 7,5% rispetto al 2010, grazie a una strategia mirata che ci ha permesso di non subire la crisi. Già dal 2008 abbiamo fatto importanti investimenti nella comunicazione e nel know how, abbiamo ampliato l’ offerta del prodotto; soprattutto non abbiamo delocalizzato la produzione. E oggi ne siamo ripagati: la nostra fede nel made in Italy è apprezzata dal consumatore che ha meno da spendere, cioè non compra più tre paia di scarpe come una volta ma uno solo, e lo vuole di qualità e ben fatto. Quel paio deve rappresentare un investimento e non un costo. Il nostro è consumatore soddisfatto e fidelizzato e c e lo dimostrano anche i dati dei primi due mesi del 2012».
Cosa s’aspetta per il 2012?
«Metterei la firma se riuscissi a mantenere lo stesso fatturato del 2011. Sappiamo quanto sono in difficoltà i negozi: da una recente indagine risulta che tra il 2007 e il 2012 hanno chiuso e chiuderanno ben il 40% delle botteghe.

I nostri negozi monomarca hanno concluso l’anno, però, con un incremento del venduto del 6,5 %».
L’Italia è in recessione?
«Sì, purtroppo le difficoltà si toccano con mano. I consumi diminuiscono e in questo contesto solo le eccellenze crescono».

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