Seminterrato come moschea "Se non è autorizzata il Comune la chiuda"

Stop al progetto di Sesto, opposizione al piano comunale. E la Lega solleva un nuovo caso: il centro di via Cosenza

Seminterrato come moschea "Se non è autorizzata il Comune la chiuda"

Una strana moschea in via Cosenza. E un'interpellanza della Lega in Consiglio di zona 4. Un nuovo caso sotto i riflettori e non è che l'ultimo. Qualcosa è cambiato sul tema moschee nelle istituzioni locali. Finora l'opposizione era contraria alla linea di Palazzo Marino. Ma da alcune settimane c'è stato un ulteriore passo del centrodestra: la Regione sembra voler bloccare la moschea più grande del Nord Italia, a Sesto San Giovanni.

A Milano Forza Italia ha annunciato che - in caso di vittoria elettorale - non permetterà l'apertura di moschee. Fratelli d'Italia raccoglie firme e schiera un assessore, Viviana Beccalossi, che rivendica la legge «anti-moschee», condivisa con la Lega e le altre forze della maggioranza (perfino Ncd). Lo stesso Carroccio non molla di un centimetro, come dimostra l'ultimo caso, oggetto di un'interrogazione presentata ieri dal capogruppo in zona 4, Paolo Guido Bassi, sul centro in questione, oggetto anche di una petizione di condomini di via Cosenza-Faà di Bruno, che per «salvaguardare la serenità» dei residenti hanno segnalato l'uso che viene fatto dei locali, dove hanno riscontrato il «raggrupparsi» di «un elevato numero di persone, circa 70-80, anche se che per l'amministratore di condominio la destinazione è «laboratorio per arti e mestieri».

«Ho effettuato personalmente un sopralluogo nello stabile di via Faà di Bruno 14 - scrive Bassi - Dall'esterno, si vede hiaramente all'interno la scritta Sri Lanka islamic welfare centre, nonché una scatola per fare donazioni a favore della moschea'. I residenti segnalano che in questo posto, già adesso, ogni venerdì, viene utilizzato come luogo di culto per un numero sempre maggiore di musulmani. La struttura in questione, almeno da quanto si vede, pare inoltre essere sprovvista di uscite d'emergenza». Bassi chiede al presidente di zona e all'assessore alla Sicurezza se sono al corrente della cosa, e «a che titolo sono stati affittati questi locali, per quale uso e con quale tipo di contratto». Soprattutto, chiede se «nei locali di via Cosenza sia stato autorizzato un luogo di culto islamico». I dirigenti dei centri chiedono a gran voce moschee regolari. «Da parte nostra - spiega Bassi - si conferma la massima attenzione al fenomeno dell'islamismo in città, con tute le sue declinazioni. Noi pretendiamo rispetto delle regole e delle leggi vigenti, come avviene per le altre confessioni. È sbagliata poi - prosegue - l'associazione che si fa tra una moschea e una chiesa. Chiese e sinagoghe sono luoghi di culto, le moschee non sono solo luoghi di culto». Bassi ritiene che questo caso di zona 4 confermi «l'utilità della recente legge regionale».

«Non c'è niente che sia lesivo dei diritti delle persone - aggiunge - ma è giusto verificare se le cose avvengono seguendo le regole». E, nel caso in cui l'interrogazione non dovesse avere risposta nelle due settimane previste, annuncia che chiederà la chiusura del centro con mozione.

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