Il Senatùr intona O mia bela Madunina E la piazza esplode

da Milano

L’unica stonatura al verde di piazza Duomo è la bandiera rossonera in cui è avvolto Matteo Salvini, ultrà della Lega e del Milan. Fa spazio ai compagni di fede, l’assessore Davide Boni e Roberto Maroni, che scherza ma non troppo: «Avevo chiesto a Berlusconi di rimandare la finale, non c’è stato nulla da fare». Il quattro a due giapponese è in simultanea con l’arrembaggio leghista al centro di Milano che non delude gli spettatori a caccia di stranezze. Sfila un cagnone, avvolto in un abitino che strilla: «Se vedo Prodi me lo mangio». Una raffinatezza in mezzo a striscioni assai più aggressivi. «Prodi bast..., ti infilo un bel petardo», «Prodi car..., torna nella fogna», «Grazie cogl... per aver votato un pirla» fino a una scherzosa istigazione a delinquere: «Basta parole, tralicci».
Un cannone di plastica nera spara in aria inoffensivi coriandoloni verdi che cadono a pioggia sulla piazza. Palloncini padani vagano liberi in aria. A far sventolare l’effigie di Alberto da Giussano anche due militanti extracomunitari conquistati dalla Bossi-Fini. Davanti al Duomo un banchetto raccoglie i regali natalizi per il premier. «Facciamo il pacco a Prodi» è una buca delle lettere gigante che ingoia le cartoline di (irriferibili) auguri per l’inquilino di Palazzo Chigi. Evocato ovunque, anche durante l’aperitivo che chiude la manifestazione, pane e tranci di una gigantesca mortadella da trecento chili che Roberto Calderoli affetta con aria goduriosa.
Bossi intona il Va’ pensiero con Miss camicia verde Zuleika, poi introduce l’inno nazionale lombardo e cioè O mia bela Madunina, omaggio dovuto alla Signora che svetta lì sulle guglie. «Padre Nostro, liberaci da Prodi» recita da una bandiera una variante liberamente adattata della preghiera. «Siamo dalla parte di Abele» urla qualcuno dal palco. Un altro cartello coglie a modo suo lo spirito religioso del Natale. «Chi vogliamo liberare? Prodi o Barabba? Barabba!». Esegesi d’obbligo: «Preferiamo mettere in croce Prodi al posto di Gesù».
Le più apprezzate in corteo sono le miss Padania travestite da festose Babbe Natale tutte verdi. In bianco formose majorettes aprono il corteo e sfidano il gelo in iper minigonna candida con spacco aperto su collant velati e stivali ghiaccio. Non sono abilissime col bastone ma il popolo padano è indulgente e perdona: «Siete vere patriote».


A proposito di eroi locali, il Senatùr cita il Barbarossa e Carlo Cattaneo, mostra entusiasmo per uno slogan che accompagna i manifestanti: Milano capitale, Roma succursale. «È simpatico e stimolante. Milano lavora, paga, mantiene e non conta niente. Ma quando la Padania sarà libera...». La piazza risponde a modo suo. E sembra un sì.

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