Il Senegal dà il benservito all’Ama

Daniele Petraroli

La spina «africana» nel fianco torna a far male alla giunta Veltroni. Due giorni fa, infatti, si è concluso in modo definitivo il rapporto tra l’Ama e il governo del Senegal. A renderlo noto Alleanza nazionale. «Mentre a Dakar si trascorre un’altra ordinaria giornata di emergenza tra i rifiuti - ha dichiarato il senatore di An Andrea Augello - il presidente della Repubblica del Senegal nel corso del consiglio dei ministri di ieri (lunedì, ndr) ha comunicato l’impossibilità di proseguire il rapporto contrattuale in essere con l’azienda municipalizzata».
La vicenda è quella tristemente nota di Ama Senegal. Vale comunque la pena di ricordarla brevemente. L’azienda capitolina nel 2001 stipulò un contratto di 25 anni per organizzare la raccolta rifiuti a Dakar. Tutto più o meno bene fino all’estate scorsa quando, complice una stagione delle piogge particolarmente dura, si scatena nella capitale senegalese un’epidemia di colera che colpisce circa 4 mila persone uccidendone 117. Ma la vera causa, secondo le autorità di Dakar, andrebbe ricercata nelle precarie condizioni di igiene della città. I cumuli di rifiuti, alti in alcuni casi fino ai primi piani delle abitazioni, dovuti ai ritardi nelle pulizie delle strade sarebbero stati decisive nel propagare l’epidemia. Il governo del paese africano decide così, a settembre del 2005, di «mettere in mora», letteralmente, il contratto di servizio con Ama. Viene, in altre parole, sospeso l’accordo in attesa che la società capitolina torni a garantire gli standard promessi nel momento della firma sul contratto. Anche perché nel frattempo vengono alla luce altre mancanze dell’Ama: le precarie condizioni igieniche in cui sono costretti a lavorare i dipendenti, i mezzi utilizzati (pochi, vecchi e inadeguati) e le morosità che ditte terze vantavano nei confronti dell’azienda.
Della vicenda a dicembre se ne occupa l’Ugl. Il sindacato prepara un accurato dossier corredato da un video che documenta le spaventose condizioni sanitarie della capitale senegalese. Dall’Ama solo la precisazione che la causa del colera sarebbe da imputare alle pessime condizioni delle fogne e che i cumuli di rifiuti si sarebbero creati nel periodo del contenzioso tra l’azienda e il governo africano. Nei giorni, cioè, in cui i dipendenti della municipalizzata non lavoravano.
I fatti, però, raccontano un’altra verità. In tutto quest’anno le maxidiscariche a cielo aperto sono rimaste una costante del paesaggio di Dakar e i rifiuti hanno continuato ad ammassarsi lungo i bordi delle strade. Da qui la decisione dell’altro giorno. Il Senegal non vuole avere più nulla a che fare con l’Ama. Con conseguente pessima figura per la città capitolina e per il suo sindaco da sempre ammalato di «mal d’Africa». Senza contare che a breve comincerà la stagione delle piogge e Dakar rischia una nuova gravissima epidemia di colera e malaria.
«Abbiamo denunciato questa situazione per mesi - ha commentato il capodelegazione di An al parlamento europeo Roberta Angelilli - ora è arrivata la prova ufficiale che evidentemente avevamo ragione. Adesso sarebbe il caso che il sindaco porga finalmente le sue scuse su questa imbarazzante vicenda». «A questo punto - le parole dei consiglieri capitolini Malcotti e Marsilio - chiediamo che finalmente il sindaco riferisca in aula in un consiglio straordinario sull’intera storia di Ama-Senegal». In serata la replica di Ama International che parla di «fine concordata» del servizio.

«A maggio è stata siglata una nuova formulazione contrattuale - si legge nella nota - Purtroppo a seguito del permanere di difficoltà nella riscossione dei pagamenti fin qui maturati Ama International ha convenuto, insieme al governo senegalese, di verificare la possibilità di giungere a una risoluzione contrattuale amichevole e concordata».

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