Sconti per tutti. Per tutti tranne uno, per il Milan di Silvio Berlusconi, il capo dell’opposizione da bastonare e ridurre alla ragione. Basterebbe questo dettaglio per trasformare il verdetto dell’arbitrato nell’ultimo scandalo dello sport italiano. E invece c’è dell’altro, molto altro. Il terzo e ultimo grado della ingiustizia sportiva italiana ha sconvolto la classifica, consolidata attraverso Caf e Corte federale, dei delitti commessi da Juventus, Fiorentina, Lazio e Milan in Moggiopoli. Alla loro gravità furono state attribuite le relative pene: la più dura per la Juve, capolista dello scandalo, la più lieve per il Milan, con un solo episodio a carico, nel mezzo la Fiorentina e la Lazio con il loro carico di illeciti contestati. Bene, il club berlusconiano da ieri sera si è ritrovato, per effetto dello sconto zero, al terzo posto della graduatoria delle pene, davanti alla Lazio che ha percepito la riduzione più cospicua in classifica. Altro che arbitrato, qui è stato riscritto il processo in modo talmente asimmetrico da far pensare a quel che è avvenuto nella giornata di giovedì, a poche ore dalla pubblicazione del verdetto. E cioè all’intervento del governo per evitare che il Milan di Berlusconi fosse inserito nella lista degli sconti di pena. A tutti tranne che alla società che fa capo al leader della Casa delle libertà. In via Turati, a Milano, sapevano tutto con molte ore di anticipo, dal primo pomeriggio di venerdì erano stati raggiunti dall’anticipazione e dalla sostanza del verdetto ispirato dalla politica. Sapevano da una fonte interna. Si è mosso direttamente il ministro dello Sport Giovanna Melandri e Gianni Petrucci, il presidente del Coni che tiene famiglia e tiene ancor più al seggio del Foro Italico con relativo stipendio, ha opposto un fiero e sdegnato sì. Lo scandalo «Moggiopoli», partito cinque mesi prima, si è chiuso perciò con una vergognosa invasione.
Gli sconti più attesi hanno premiato il dietrofront della Juventus e di Cobolli Gigli. Per mesi hanno martellato con la storia «siamo gli unici a pagare» e alla fine sono riusciti a spuntarla. Con la rinuncia simbolica al Tar hanno incassato un bel meno 8 che è poi il tetto massimo applicato anche alla Lazio in serie A. Con una conseguenza evidente sui campionati in corsa: la Juve tornerà in carrozza in serie A, la Lazio non dovrà realizzare alcuna impresa nel conseguire la salvezza dalla retrocessione. Con la Fiorentina hanno usato la tecnica forno: da una parte la concessione di una modesta riduzione alla squadra, dall’altra la mano tesa a Diego Della Valle, il potente patron, l’amico più fidato di Clemente Mastella, il ministro della Giustizia.
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