Sequestrate al Casilino 900 quasi tre tonnellate di rame

Avrebbe fruttato decine di migliaia di euro. E la ferrovia Roma-Viterbo si blocca per un furto di cavi

Massimo Malpica

Ventisette quintali di rame, per un controvalore di decine di migliaia di euro sul quanto mai florido mercato nero dell’oro rosso. Gli arresti e le decine di clamorosi furti in cantieri, linee ferroviarie e depositi a Roma e in tutta Italia nell’ultimo periodo dimostrano con sufficiente chiarezza quanto sia ambito dai ladri questo eccellente conduttore elettrico. Ma quando i vigili urbani del Nae, il nucleo assistenza emarginati del VII gruppo, nel corso di un intervento di routine nel campo nomadi Casilino 900 tra emergenze igieniche, degrado e baracche ha trovato le tonnellate di rame stipate in alcuni bidoni di metallo di fronte a una baracca non credeva ai suoi occhi.
Decine e decine di luccicanti trecce di rame rubate chissà dove, altre matasse di cavi ancora avvolti nella gomma isolante azzurra, che si stava già provvedendo a «spellare» tirando i lunghi fili attraverso una morsa fornita di lama. Tutto il materiale (in parte già pronto a essere venduto e riciclato) e i tre furgoni utilizzati per portarlo nel campo sono stati sequestrati dalle quattro pattuglie della polizia municipale intervenute sul posto per portare via il metallo. Operazione laboriosa e lunga, svolta mentre i piccoli rom, sotto lo sguardo benevolo delle mamme, giocavano tra le matasse allineate sul terreno.
Il fenomeno dei furti di «oro rosso», che è ormai diffusissimo, ha preoccupanti risvolti pratici oltre che penali. Mentre gli inquirenti cercano di risalire all’origine del «carico» rintracciato e sequestrato nel campo nomadi Casilino 900, infatti, ieri la ferrovia della Met.ro Roma-Viterbo è rimasta praticamente paralizzata: 24 convogli, compresi i primi 4 treni del giorno, quelli dei pendolari, sono stati cancellati. Manco a dirlo, a mettere in ginocchio una linea ferroviaria che già di suo non brilla per efficienza è stato un «colpo» messo a segno dai ladri di rame, che hanno asportato nottetempo i cavi da una cassetta di alimentazione del sistema segnaletico della ferrovia. Come conseguenza, sono scattati i semafori rossi su una parte del tratto urbano, provocando il blocco della linea dall’inizio del servizio fino alle nove di mattina. A renderlo noto è stato il capogruppo della Democrazia cristiana in Consiglio regionale, da sempre in prima fila nel denunciare i disservizi della Roma-Viterbo, che «in attesa di notizie ufficiali da parte di Met.Ro» chiede l’intervento dell’assessore regionale alla Tutela dei consumatori, Mario Michelangeli. Nessuna prova che il rame rubato sulla Roma-Viterbo sia lo stesso ritrovato nei bidoni del campo nomadi all’incrocio tra via Casilina e via Palmiro Togliatti, ma comunque il legame tra la lucrosa forma di commercio illegale e i disservizi nei trasporti è solare. Basti ricordare che anche la linea che collega l’aeroporto Leonardo da Vinci alla capitale è stata colpita da un furto di cavi nella vecchia stazione che ha lasciato al buio quella nuova, o considerare che la Polizia ferroviaria ha costituito una task force ad hoc per prevenire questo genere di «sottrazioni» al sistema delle ferrovie.

Interessante, però, un poco lusinghiero dato, anche questo diffuso dal democristiano Desideri: Delle 24 corse soppresse sulla Roma-Viterbo solo quattro «sarebbero diretta conseguenza del furto di rame». Le altre, sospira l’esponente centrista, «rappresentano lo standard negativo quotidiano, a cui né l’azienda che gestisce il servizio, né la Regione hanno ancora dato una giustificazione». Non di solo rame.

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