Il serial killer ossessionato dai soldi

SiracusaKiller seriale, sparava, uccideva, feriva per soldi puntando sulla sua passione sfrenata, le armi. Meditava a lungo, si esercitava nel suo laboratorio artigianale tirando contro le latte, e quando doveva entrare in azione studiava a lungo i piani per colpire fino a costruire trappole per le sue vittime. Li abbatteva, se voleva uccidere, li feriva soltanto se l’intenzione era quella di spaventarli.
Ha 69 anni, si chiama Giuseppe Raeli e nella vita ha fatto l’imprenditore agricolo, guadagnandosi da vivere abbattendo con la sua pala meccanica gli alberi che ostacolavano la produzione agricola. È lui il mostro di Cassibile, per oltre quindici anni ha seminato terrore nella piccola frazione di Siracusa, una località passata alla storia, oltre sessanta anni fa, nel 1943, per la firma dell’armistizio con gli americani dopo lo sbarco in Sicilia delle truppe alleate. La procura di Siracusa non ha dubbi e per questo ha chiesto al gip Vincenzo Panebianco che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di omicidio e tentato omicidio, porto e detenzione di arma. Poco prima dell’alba di lunedì Raeli è stato prelevato nella sua casa dai carabinieri e rinchiuso in carcere. I militari hanno perquisito palmo a palmo il suo garage. Sono ancora alla ricerca di un fucile automatico calibro 12 che l’uomo avrebbe utilizzato per uccidere. Dentro il garage hanno scoperto un laboratorio artigianale con polvere da sparo, bossoli, cartucce e a delle latte forate con colpi di arma da fuoco. E in casa anche una cassaforte con dentro una pistola col colpo in canna e 20 mila euro. Raeli che in paese tutti chiamano «'u lupu», il lupo, per il suo carattere ombroso, viene descritto come un uomo ossessionato dai soldi, un personaggio verghiano legato alla «roba». Chi non pagava la legna che lui consegnava, finiva nel mirino dei suo fucile. «Il serial killer – dicono gli inquirenti – uccideva anche per 200 euro. Voleva farsi giustizia da sé per chi non lo pagava dopo aver effettuato qualche lavoretto». L’inchiesta sul mostro ruota attorno ad una cartuccia esplosa, trovata un anno e mezzo fa, divenuta il filo conduttore di tutti delitti. La svolta alle indagini dopo il ferimento di un imprenditore agricolo Giuseppe Leone, avvenuta nel marzo del 2009: la vittima spiega ai carabinieri di avere avuto forti contrasti economici con Raeli. Nel suo garage i militari trovano una decina di fucili e le munizioni fabbricate dall’uomo, tra queste c’è un bossolo che analizzato dai carabinieri del Ris di Messina consente di legare tutti assieme i delitti di Cassibile. Sono nove gli episodi contestati a Raeli. Minaccia aggravata e danneggiamento con un’arma da fuoco a Francesco Implantini nel novembre del 1998, ma il tempo prescrive il reato. Tentato omicidio ad Avola ai danni di Antonio Bruni il 21 novembre del 1998. Omicidio Giuseppe Galvo, ad Avola, è il 9 ottobre 2002. Omicidio di Rosario Timponello Rizza avvenuto a Noto il 28 novembre del 1999. Duplice omicidio dei coniugi Sebastiano e Giuseppa Tinè a Fontane Bianche, il 31 luglio del 2003, in cui venne ferita anche la figlia Katia. Tentato omicidio di Aurora Franzone a Cassibile il 12 febbraio del 2002. L’uccisione di Giuseppe Spada a Cassibile nel 2004. Il serial killer agisce sempre allo stesso modo: costruisce una trappola davanti all’ingresso delle abitazioni, bloccando il cancello con un tronco d’albero, o con del filo di naylon. Si apposta dietro un muretto o una siepe e spara. Ogni tanto ammazza, altre volte ferisce le sue vittime.

Alla fine fugge via a piedi, di notte, tre le campagne che conosce benissimo. Una volta, solo una volta, dimentica sul posto una cartuccia esplosa. Le indagini dei Ris permettono, quindici anni dopo, di risalire a lui e di legare assieme tutti i delitti di Cassibile.

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