Quante Terra Nova o Falling Skies o Spartacus o Borgia bisogna sorbire per godersi una Mildred Pierce o una Boardwalk Empire? Tante, troppe. Ormai il nuovo luogo comune della critica televisivo-cinematografico, da ripetersi come un mantra, è questo: le serie tv hanno bagnato il naso al cinema in quanto a qualità.Molti registi di primissimo piano hanno ceduto alle lusinghe economiche del piccolo schermo, da Spielberg a Scorsese fino ai fratelli Coen che, notizia di ieri, produrranno la commedia a puntate «Harve Karbo» per la Fox. I primi a notare il travaso di talenti da Hollywood alla televisione (e ad altre industrie come quella dei videogiochi) sono stati ovviamente gli statunitensi. Qui da noi Natalia Aspesi lo ha scritto su Repubblica. Mariarosa Mancuso le ha fatto eco sul Foglio. A seguire tutti gli altri.
Siamo sicuri che le cose stiano davvero così? A giudicare dalle ultime novità, la superiorità della tv si direbbe una mezza verità che rischia sempre più di diventare una totale fandonia. Infatti, per le serie sembrano finiti i tempi eroici che vanno allincirca dai Soprano e West Wing (gli spartiacque, 1999) e arrivano a Mad Men (2007) passando per pietre miliari come Band of Brothers (2001), The Wire (2002), Dottor House (2004), Dexter (2006).
Ovvio, non si può assolutizzare. La saga The Pacific, dedicata alle battaglie dei marine nella Seconda guerra mondiale, è bellissima ed è del 2010. Cera lo zampino di Steven Spielberg e Tom Hanks, stessi produttori di Band of Brothers. Nello stesso anno uscì Boardwalk Empire di Martin Scorsese, molto meno appassionante, ma comunque di classe. E Mildred Pierce di Todd Haynes, con una splendida Kate Winslet, deve ancora arrivare sui nostri schermi (dal 14 ottobre su Sky).
Detto questo, non è tutto oro quello che i critici fanno luccicare sui giornali, e le serie sembrano pronte a ereditare in pianta più o meno stabile i peggiori difetti del cinema. Martedì, il canale Fox della piattaforma Sky, ha mandato in onda, con buon successo di pubblico, le prime due puntate di Terra Nova, attesissima produzione di Spielberg. Non si può dire che abbia entusiasmato i fan della fantascienza, scettici sul web, e non è difficile capire perché. Prendi un pizzico di Avatar, mescoli con una dose abbondante di Jurassic Park, aggiungi un po di sentimentalismo alla E.T. E voilà: il cocktail Terra Nova è servito. Idee sottozero. Resta solo il gusto polveroso del già visto, perfino nella ricreazione digitale del mondo preistorico. E questa sarebbe la nuova frontiera della narrazione per immagini? Assomiglia al vecchio cinema.
Ancora peggio va in serie come Falling Skies (di mezzo cè ancora Spielberg): un cliché via laltro, dagli alieni che si impossessano dei corpi altrui, ai droni da combattimento al loro servizio, fino alla resistenza degli umani. Il tutto peggiorato da un ritmo a tratti blando e da elementi da soap opera famigliare.
E che dire dei tentativi di riscrivere la storia? Laddove Band of Brothers raccontava lo sbarco in Normandia con precisione, i Borgia forniscono una rappresentazione quasi comica del Rinascimento. Papa Alessandro VI non fu simbolo di virtù ma da tempo gli storici hanno ricondotto alle giuste proporzioni lautentica leggenda nera fiorita intorno a lui. E la storia di suo figlio Cesare, il Valentino di Machiavelli, andrebbe inserita nei complicatissimi equilibri politici successivi alla morte di Lorenzo il Magnifico. Invece sembra un caso clinico di narcisismo isterico. In quanto a Spartacus, ambientato nellantica Capua: visivamente è poco più di un videogame. Per il resto siamo tra il Gladiatore e 300 (magari...): film vecchi di anni.
Come controprova, agli ultimi Emmy Awards, gli Oscar della televisione, il premio per la miglior serie è andato a Mad Men, che aveva già vinto nel 2008, 2009 e 2010. Negli anni precedenti avevano dominato I soprano, soprattutto grazie al protagonista James Gandolfini, e West Wing. Agli altri, giustamente, le briciole.
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