Nicola Porro
da Milano
Alla fine di aprile di questanno, gli uomini di Banca Intesa, della divisione Infrastrutture, si presentano da Filippo Penati, il presidente della Provincia di Milano. Il presidente non è solo. Viene distribuito un documento, riservato, di cui il Giornale è venuto in possesso. Oggi è custodito in Provincia come un piccolo tesoretto e tra poco si capirà anche perchè. I consulenti del presidente, dopo mesi di lavoro, gli presentano infatti una sintesi sulle «valutazioni della partecipazioni finanziarie della Provincia».
Insomma che cosa cè nella cassaforte di Palazzo Isimbardi. E ovviamente lautostrada Milano-Serravalle è la pietra preziosa. Il punto è che i banchieri di fiducia di Penati valutano quella partecipazione in una forchetta che va tra 5 euro e 5,50 per azione, per un valore complessivo della quota del 36,7% in mano a Penati tra i 300 a 367 milioni di euro. Dopo poche settimane iniziano le trattative con Marcellino Gavio, per lacquisto del suo 15%. E a luglio Penati decide di pagare quelle azioni 8,83 euro. In pochi giorni la valutazione che gli uomini di Passera avevano fatto di quella partecipazione lievita come la pasta di una pizza. Che cosa è successo in quelle poche settimane? Perchè un nuovo advisor, la boutique di Guido Roberto Vitale, confeziona una valutazione ben superiore? E soprattutto perchè Penati, che è colui che compra, accetta di buon grado lexpertise a lui meno favorevole, cioè quella di Vitale? Perchè Penati paga tra il 60% e il 70% in più di quanto gli uomini di Intesa implicitamente gli consigliavano di fare, solo poche settimane prima? Neanche Angelina Jolie sarebbe stata più convincente di Guido Roberto Vitale.
Ma scartabellando nelle paginette dei banchieri di Intesa si leggono altre preziose chicche. È evidente che la «missione» è quella di rafforzare la presa di Penati sulla Serravalle. E Intesa consigliava luovo di colombo: la Provincia avrebbe potuto scambiare con il Comune di Milano le figurine. Penati si portava a casa il 18% che Albertini aveva in Serravalle, conquistando così la maggioranza. E in cambio dava ad Albertini la propria quota in Sea aeroporti e pari al 14%.
«I risultati della valutazione del capitale economico di Sea e Milano Serravalle - si legge nel dossier riservato - sembrerebbero favorire lincontro tra domanda e offerta, nonchè unagevole conclusione di un eventuale negoziato tra le parti». Non risulta che questa strada sia stata mai percorsa. Penati ieri ha ribadito di aver scritto a luglio una lettera ad Albertini, ma questultimo nega che ci sia stata mai una proposta concreta. Resta il fatto che Penati aveva lì, sotto mano, una possibile via di trattativa che non avrebbe comportato nessun esborso per la Provincia (ieri ha annunciato un suo possibile ricorso alla privatizzazione di Sea). Anzi secondo le valutazioni di Intesa ci sarebbe stato un conguaglio in denaro, che Albertini avrebbe dovuto riconoscere. Tutti elementi di una trattativa che però non è mai iniziata. Si è preferito strapagare la quota di Gavio. Inoltre con lo scambio delle partecipazioni (al Comune la Sea e alla Provincia la Serravalle) si andava a diluire anche il premio di maggioranza per il controllo delle Autostrade.
I banchieri di Intesa valutano infatti (considerando la forchetta bassa) 219 milioni la quota della Provincia in Sea e 170 milioni la quota di Serravalle in mano al Comune. Lo scambio delle figurine sarebbe stato un colpo da maestro, tra amministrazioni pubbliche.
Si dirà che mettere daccordo Albertini e Penati non è proprio un gioco da ragazzi.
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