La Setta graffia Simona: «Se fossi al suo posto non difenderei l’Isola»

Nel futuro immediato di Raidue, a parte il passaggio al digitale terrestre, c’è un direttore, Massimo Liofredi, sotto attacco nonostante i buoni risultati rivendicati non più tardi di una settimana fa e un’inedita «guerra delle donne». Con Monica Setta che da un lato difende Liofredi («dicono che mi dà troppo spazio ma non è vero, anzi») e dall’altro esprime la sua opinione sulla cosiddetta zarina della seconda rete, Simona Ventura.
Il direttore di Raidue, come ha scritto ieri il Giornale, sarà probabilmente sostituito nei prossimi mesi. Le critiche che gli rivolgono i suoi detrattori coprono un po’ tutto lo scibile televisivo, dall’età media del pubblico della rete che si alza (invece di abbassarsi) alla debolezza verso programmi poco coerenti col palinsesto (Annozero, di cui peraltro Liofredi da poco insediato disse che avrebbe fatto volentieri a meno...). E fra le accuse c’è anche quella di avere dato troppo spazio a Monica Setta, conduttrice di Il fatto del giorno e di Peccati.
Ma la diretta interessata non ci sta. E anzi rilancia. «Se fossi Liofredi - argomenta con veemenza - darei ancora più spazio a Monica Setta. Anzi, ne vorrei dieci, di Monica Setta, nella rete. E il motivo è presto detto: perché fa risparmiare l’azienda». La giornalista, che nella passata stagione tv aveva lavorato a Raiuno, ricorda con orgoglio i dati d’ascolto delle sue trasmissioni e li mette a confronto con lo share raggiunto dalla rete prima del suo avvento. «Nelle mie fasce orarie - spiega - siamo passati dal 4 al 12 e dal 5 all’11 per cento. Il mio rapporto fra share e cachet è ottimo, con me la rete ha fatto un affare, altro che troppo spazio. Mi chiamano “l’impiegata di via Teulada” e ne sono fiera». Per la cronaca, Il fatto del giorno va in onda dal lunedì al venerdì alle due del pomeriggio e Peccati (ieri alla quinta puntata dedicata alla gola, con Nina Senicar, Sandra Milo e Valeria Marini) il giovedì in tarda serata.
Insomma, da fautrice della tv «artigianale», adeguata ai tempi di vacche magre e basata sulle persone poliedriche («io sono autrice e conduttrice, non ho assistenti e ho rinunciato al costumista...») la Setta rivendica il merito di aver dimostrato «che è possibile fare una trasmissione con 7mila euro al giorno, con ospiti che con un gettone dai 400 ai mille euro a puntata guadagnano più di me». «Altro che raccomandata - dice ancora -, io sono un esempio eversivo per la casta, per chi è ancora abituato alla Rai dei grandi budget e delle spese fuori controllo».
Sulla possibilità di fare scuola nella tv di Stato, però, la Setta non si dimostra granché ottimista, anche se ha piena fiducia nel direttore generale Mauro Masi («mai ricevuto pressioni per merito suo, non lo ringrazierò mai abbastanza»). E critica educatamente ma nettamente gli esponenti di una cultura televisiva che giudica anacronistica. Come Simona Ventura, regina dell’Isola dei famosi e Quelli che il calcio. «Mi è dispiaciuto molto - dice - leggere che Simona ha detto che io avrei fatto di tutto per andare all’Isola quando è vero il contrario. Avevo e ho ancora forti dubbi sulla trasmissione e avrei evitato molto volentieri la mia ospitata, che però era prevista dal contratto». C’è una questione personale con la Ventura? «Niente affatto - risponde la Setta -. Simona è molto simpatica.

Ma sbaglia a identificarsi con la sua trasmissione. E se fossi in lei, invece di difendere il prodotto, il programma che conduce ormai da anni e che è ormai lontano dai successi del passato, chiederei di fare un programma di approfondimento».

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