Sfida in auto alle porte di Roma muore 17enne, grave un amico

La gara clandestina sul vialone che porta alla Magliana. Coinvolto il figlio di un dirigente di polizia, ferito un altro ragazzo

Alessia Marani

da Roma

Vince chi fa il «testacoda» da sballo, chi frena all’ultimo ed evita il new jersey di cemento per un soffio. Vince chi non muore, in realtà. E ieri, Marco A., diciassettenne romano, su quel vialone cieco che dal Portuense sarebbe dovuto scendere fino alla Magliana ma che per un errore progettuale non era mai più stato completato, ha perso la vita. E due dei suoi amici più cari, Francesco S., pure di 17 anni, alla guida, figlio del dirigente di un commissariato capitolino, e Matteo C., 16 anni, seduto sul sedile posteriore, sono finiti in ospedale. Il primo in condizioni gravissime, il secondo con fratture e lesioni multiple ma che, secondo i medici, se la dovrebbe cavare. Si sono schiantati l’altra notte all’una sul muraglione basso di cemento che segna, appunto, la fine di via Pietro Frattini, una bretellina d’asfalto che da largo La Loggia (zona Sud di Roma) avrebbe dovuto portare alla Magliana e, quindi, all’autostrada Roma-Fiumicino. Uno stradone largo, rimasto inutilizzato che il Comune decise di sfruttare sistemandoci almeno il mercato rionale. «Pensavamo che così - raccontano i residenti - sarebbe finito il via vai di sbandati e che, soprattutto, non sarebbero più venuti a fare le gare clandestine. L’abbiamo denunciato tante volte al municipio e alla polizia municipale con vari esposti. Qui il venerdì e il sabato si riuniscono gruppetti di ragazzi, fanno le corse, si affiancano, rombano i motori e giù lungo il viale. Lo sapevamo che primo o poi ci sarebbe scappato il morto». Un folle gioco, con un fascino morboso per intere generazioni di «piloti in erba» all’ombra del Cupolone. Come quelli descritti da Daniele Vicari nel film «Velocità Massima» interpretato da Valerio Mastandrea. Pellicola talmente realistica che proprio all’Eur in un maxi-blitz i carabinieri irrompono nel bel mezzo di una gara tra decine di auto truccate. Ma le segnalazioni di circuiti «paralleli» si susseguono da una parte all’altra della città: dal Flaminio ad Acilia, fino al lungomare di Ostia. Sabato notte, sulla Opel Astra station wagon intestata alla mamma del ragazzo deceduto, i tre amici, studenti di liceo, provavano l’ennesimo brivido. Prima «taroccano» la targa, trasformando uno «0» in «8» col nastro adesivo. Poi, ciascuno a turno al volante, tenta la manovra più azzardata. Quando è arrivato il momento di Francesco, però, qualcosa non è andato come previsto. L’Opel va dritta lungo la strada, a velocità spaventosa. Sull’asfalto le tracce evidenti di una frenata di un centinaio di metri, le ruote perfettamente allineate, nessuna sterzata. Devastante l’impatto. La vettura è ridotta a un groviglio di lamiere. Per estrarre Marco, imprigionato sotto il montante, intervengono i pompieri ma per il giovane (gli si è spezzato l’osso del collo) non c’è più niente da fare: è morto all’istante. Francesco invece ha un ematoma al cervello, un polmone perforato e fratture scomposte. È in rianimazione. Matteo, infine, dovrà essere operato «ma è fuori pericolo», dice in lacrime il padre in corsia: «Dell’incidente non ricorda assolutamente nulla».

Intanto, sull’episodio, è stata aperta un’inchiesta. Da appurare se al volante fosse effettivamente Francesco, come ricostruito in prima battuta, oppure Marco. Gli inquirenti sono alla ricerca di possibili testimoni, forse altri sfidanti del terzetto.

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